Wanna Marchi non china la testa di fronte alle accuse che arrivano dalle 5 sfere di Live non è la D’Urso. Le accuse più pesanti arrivano da Gianluigi Nuzzi, con il quale si scatena un accesa discussione. Quanhdo però le si fa notare che con un atteggiamento meno aggressivo potrebbe essere accolta in modo diverso dal pubblico, Wanna Marchi dichiara: “Ho capito che sarebbe tutto inutile. – e chiarisce – Voi pensate che sia una persona arrogante? Io non me la sento di cambiare il colore dei capelli, togliere la giacca con i lustrini… non mi sento vecchia ma giovane.” Barbara D’Urso, prima di chiudere la parte a loro dedicata, chiede alla Marchi se vuole fare un appello al popolo italiano. Lei: “Agli italiani dico che amo sempre il popolo italiano ma datemi la possibilità di essere una persona normale.” (Aggiornamento di Anna Montesano)



Wanna Marchi, scoppia la lite con Luigi Nuzzi

Wanna Marchi torna protagonista a Live non è la D’Urso e, ancora una volta, è preda degli attacchi delle cinque sfere. Sono quasi tutte rosse quelle che si girano per lei e, tra queste, il primo ad attaccare è Gianluigi Nuzzi. Il noto conduttore esordisce infatti palesando subito il suo pensiero sulla Marchi: “Ritengo Wanna Marchi non solo la regina delle truffe.. – poi aggiunge – Lei ha diritto a rifarsi una vita ma questo non devo dirlo io ma la giustizia, – e continua – però devo dire che quello che ha fatto nei confronti dei bisognosi è irrecuperabile. Io avrei dedicato tutti i soldi che avevo a recuperare queste persone che magari le dicevano che avevano un figlio malato di tumore, che avevano perso la casa…” (Aggiornamento di Anna Montesano)

Wanna Marchi a Live non è la D’Urso

Wanna Marchi ospite a “Live – Non è la d’Urso” nella puntata di lunedì 2 dicembre 2019 contro le 5 sfere. Le ex televenditrice è pronta a sfidare le cinque sfere e a rispondere alle domande degli sferati che sicuramente avranno da ridire sul suo “passato” e per i problemi legati alla sua attività che l’hanno portata ad essere denunciata e poi arrestata. La Marchi, infatti, è stata condannata a 9 anni e sei mesi con la figlia Stefania Nobile. La permanenza in carcere non è stata affatto facile come ha raccontato Wanna a Gabriele Parpiglia durante una puntata di “Seconda Vita”: “in carcere han provato in tutti i modi, in tutte le maniere a farci suicidare. Suicidatevi voi, pezzi di m…a”.

Wanna Marchi: “in carcere abbiamo rischiato la vita”

Wanna Marchi a Seconda Vita ha raccontato la terribile esperienza vissuta in carcere dove lei e la figlia Stefania Nobile sono state accolte coi mitra: “in carcere ci hanno accolto con i mitra e non ci hanno curato a dovere e abbiamo rischiato la vita”. La televenditrice vorrebbe però voltare pagina: “abbiamo truffato, abbiamo accettato la pena”, ma in Italia lei e la figlia sono ancora odiate. Per questo motivo la Marchi ha deciso di cambiare paese e si è trasferita con la figlia in Albania: “ci ha ridato una nuova dignità. L’Italia ci odia ma noi abbiamo pagato il nostro debito con la giustizia e non abbiamo paura di nessuno. Se il diavolo ci incontra, si sposta”. In Albania la Marchi ha ricominciato a vivere, ma ha anche rivelato di essere pronta a tornare ad occuparsi del settore della cosmesi: “sto creando altre creme e profumi da mettere sul mercato”.

Wanna Marchi e Stefania Nobile: “Volevano che ci suicidassimo, ma noi ce l’abbiamo fatta”

Mamma e figlia sono un fiume in piena ai microfoni di Seconda Vita di Gabriele Parpiglia. “L’Italia ci odia” dicono a gran voce le ex regine delle televendite che, dopo aver scontato la pena, sono state costrette a cambiare vita e città. In Albania Wanna Marchi e Stefania Nobile hanno cominciato una ‘seconda vita’ visto che in Italia erano ancora marchiate: “nessuno ci faceva più lavorare e noi ne avevamo bisogno. Siamo arrivate in Albania per caso, trovando una terra ospitale che ci ha permesso di essere quello che siamo: brave imprenditrici”. Gli anni del carcere però sono ancora impressi nella mente della Marchi e della figlia che rivelano: “volevano che ci suicidassimo, ma noi ce l’abbiamo fatta. In carcere ci hanno accolto con i mitra, non ci hanno curato a dovere e abbiamo rischiato la vita”.