È diventata un caso negli Stati Uniti la decisione del Washington Post di non appoggiare alcun candidato alle Elezioni Usa 2024. L’editore William Lewis ha spiegato che la decisione rappresenta un ritorno alle origini del giornale, d’altra parte è emerso pure che i giornalisti del quotidiano americano avevano preparato un articolo di sostegno per Kamala Harris, ma il proprietario Jeff Bezos ha deciso di bloccarne la pubblicazione, causando irritazione nello staff.

Il Washington Post non appoggerà alcun candidato alle elezioni presidenziali di quest’anno. Né in nessuna elezione presidenziale futura. Stiamo tornando alle nostre radici di non appoggiare i candidati presidenziali“, ha scritto l’editore in un comunicato. Ma la decisione, stando a quanto riportato da due fonti informate sulla questione, citate dalla CNN, non è stata presa dalla redazione, bensì solo dal patron di Amazon. Infatti, il consiglio di amministrazione avrebbe dovuto approvare la bozza di appoggio alla candidata democratica, ma il documento non è mai arrivato.

Molti membri del comitato editoriale sono sorpresi e arrabbiati“, ha dichiarato una delle fonti. Robert Kagan, un redattore del Washington Post, ha dichiarato alla CNN di essersi dimesso dal giornale dopo la decisione di Jeff Bezos di bloccare l’approvazione dell’articolo di endorsement a Kamala Harris.

NIENTE ENDORSEMENT: L’ANNUNCIO DEL WASHINGTON POST

Il Washington Post aveva sempre appoggiato un candidato alle elezioni presidenziali in ogni tornata elettorale dagli anni ’80, ma con questa svolta si vuole tornare alle origini. “Riconosciamo che questo verrà letto in vari modi, come un tacito appoggio a un candidato, o come una condanna di un altro, o come un’abdicazione di responsabilità. È inevitabile. Noi non la vediamo in questo modo. Lo consideriamo coerente con i valori che il Post ha sempre sostenuto e che auspichiamo in un leader: carattere e coraggio al servizio dell’etica americana, venerazione per lo Stato di diritto e rispetto per la libertà umana in tutti i suoi aspetti“, ha scritto Lewis nell’articolo con cui ha annunciato la decisione del giornale.

Per Lewis è anche “una dichiarazione a sostegno della capacità dei nostri lettori di decidere da soli su questa che è la più importante delle decisioni americane: chi votare come prossimo presidente“. Quindi, ha ricordato il compito del giornale, cioè “quello di fornire, attraverso la redazione, notizie non di parte per tutti gli americani, e opinioni stimolanti e riportate dal nostro team di opinione per aiutare i nostri lettori a farsi un’opinione personale. Soprattutto, il nostro compito di giornale della capitale del Paese più importante del mondo è quello di essere indipendenti. E questo è ciò che siamo e saremo“.

GLI SCONTRI TRA DONALD TRUMP E JEFF BEZOS

Secondo Marty Baron, ex direttore esecutivo del Washington Post, la decisione è ‘vigliacca’ e la vittima è la democrazia, perché “Donald Trump lo vedrà come un invito a intimidire ulteriormente il proprietario Bezos (e altri)“. Nel suo intervento social ha attaccato la decisione, parlando di “un’inquietante mancanza di spina dorsale in un’istituzione famosa per il suo coraggio“. Il riferimento è ai ripetuti attacchi di Trump a Bezos e il giornale americano.

Ad esempio, il candidato repubblicano aveva definito il quotidiano “The Fake News Washington Post” e aveva accusato Amazon di non pagare abbastanza tasse e di sfruttare il servizio postale statunitense. Durante la sua presidenza aveva bloccato il contratto di cloud computing da 10 miliardi di dollari stipulato da Amazon con il Pentagono, mossa che all’epoca, ricorda la CNN, venne interpretata da molti come una punizione di Trump nei confronti di Bezos per quanto riportato dal Post.

REDAZIONE IN SUBBUGLIO

Comunque, la decisione di Jeff Bezos di non appoggiare nessun candidato alle Elezioni Usa 2024 ha lasciato alcuni membri del dipartimento editoriale del suo giornale con un senso di sorpresa e disgusto, come hanno riferito fonti del Post alla CNN.

Siamo furiosi“, ha detto uno dei giornalisti, precisando che stanno valutando di scrivere una lettera aperta per denunciare la decisione. Altri collaboratori hanno espresso pubblicamente il loro disappunto: “Il giornale in cui ho amato lavorare per 47 anni sta morendo nell’oscurità“, ha scritto ad esempio il premio Pulitzer David Maraniss sui social.

La decisione del WP arriva pochi giorni da quella del proprietario del Los Angeles Times, Patrick Soon-Shiong, di bloccare l’endorsement a Kamala Harris, provocando le dimissioni di tre membri del comitato editoriale.