Oggi a Washington si è tenuto l’ormai tradizionale, dato che si tratta del 51esimo, appuntamento annuale con il corteo pro-life promosso dall’associazione March for Life. Un’appuntamento, insomma, immancabile per i migliaia di americani che lo scorso anno hanno festeggiato dopo che la Corte Suprema statunitense invertì la sentenza Roe v. Wade che nel 1973 aprì ad una legislazione a favore dell’aborto rendendolo, di fatto, illegale. Lo scorso anno furono circa 650mila i partecipanti alla grande marcia pro-life di Washington, peraltro pochi mesi dopo la storica sentenza della Corte, mentre questo è stato il primo anno della storia americana dal ’73 in cui moltissimi stati hanno introdotto leggi che limitavano fortemente il diritto all’aborto.



La leader pro-life: “900mila aborti sono ancora troppi, non ci fermeremo”

Insomma, oggi a Washington i pro-life sono scesi in campo portando, in un rinnovato percorso che si è concluso al Congresso, invece che davanti alla Corte Suprema, i frutti della loro lunga e dura battaglia, oltre che la voce dei migliaia di bambini che si sono salvati in tutti gli Stati Uniti grazie alle nuove leggi contro l’aborto. Nonostante questo, però, sono ‘solamente’ 14 gli Stati americani (su 50) che hanno introdotto leggi contro le pratiche abortive, mentre sono già diversi gli stati che hanno introdotto leggi più permissive per opporsi alla sentenza.



Jeanne Mancini, presidentessa dell’associazione che ogni anno organizza la marcia dei pro-life a Washington ha sottolineato di essere tornata alla capitale “con le prove innegabili della nostra vittoria: migliaia di vite salvate, ma anche con la consapevolezza delle sfide che il nostro movimento affronta. I centri di cura per la gravidanza e le case di maternità sono la spina dorsale del nostro movimento”, ha spiegato, incoraggiando gli Stati ad offire supporto alle neo mamme in difficoltà per fargli capire che non sono sole. Nonostante questo, però, la leader dei pro-life non nasconde neppure il retrogusto amaro che le lasciano gli “oltre 900mila aborti” che ogni anno si registrano, sottolineando che “non abbiamo ancora finito perché non abbiamo ancora costruito una cultura della vita in America“, promettendo che “marceremo finché l’aborto non sarà impensabile”.

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