In Grecia arrivano le prime conseguenze del cosiddetto Watergate. Nell’estate del 2022, infatti, Nikos Androulakis, il numero uno del partito di opposizione Pakos, ha scoperto di essere intercettato dall’intelligence, sotto il controllo diretto del Governo conservatore guidato da Kyriakos Mitsotakis. L’esponente politico, tuttavia, non è stata l’unica vittima del sistema. Tra gli altri, anche giornalisti come Thanasis Koukakis, imprenditori e capi dell’esercito. Le loro chiamate e le conversazioni crittografate venivano registrate e inviate agli 007 attraverso lo spyware Predator. In totale sarebbero stati coinvolti oltre 15.000 telefoni, con un aumento del 30% rispetto ai precedenti anni.



Lo scandalo politico è divenuto noto in tutto il mondo, tanto che Panaghiotis Kontoleon, numero uno dei servizi, si è dimesso dopo avere ammesso le sue colpe davanti all’apposita commissione parlamentare. Insieme a lui anche il sottosegretario del Premier e il suo braccio destro Grigoris Dimitriadis. Nonostante ciò, Kyriakos Mitsotakis è rimasto a capo del Governo e ha continuato a negare, sostenendo che non era a conoscenza delle intercettazioni e non ha mai acquistato lo spyware Predator. È in virtù di questo che ha preso provvedimenti duri.



Watergate in Grecia, da 007 intercettazioni illegali: le denunce per diffamazione e la richiesta di risarcimento

Il giornale Efimerida ton Syntakton e il sito Reporters United sono stati infatti denunciati per diffamazione, insieme ai giornalisti Nikolas Leontopoulos, Thodoris Chondrogiannos e Thanasis Koukakis, poiché colpevoli di avere rivelato ogni dettaglio sul Watergate in Grecia. A presentare l’esposto è stato Grigoris Dimitriadis, nipote di Kyriakos Mitsotakis nonché allora capo del suo ufficio, che era stato accusato di avere rapporti con Intellexa, la società che commercializzava il software spia Predator nel Paese, e poi licenziato. Adesso chiede 550.000 euro tra risarcimento e interessi.



La stampa però non ci sta. “Questo processo è un esempio lampante di denuncia SLAPP (volta a intimorire più che a vincere l’azione legale, ndr) e di un tentativo di mettere a tacere le inchieste su una questione di importante interesse pubblico”, hanno denunciato diverse organizzazioni. È della stessa idea Pavol Szalai, capo dell’ufficio Unione Europea/Balcani di Reporters Sans Frontières: “In Grecia queste procedure abusive contro i giornalisti sono frequenti. La libertà di stampa ha toccato il fondo”, ha commentato. Nella classifica dell’Ue sul tema, il Paese è difatti ultimo. Da Bruxelles stanno tenendo d’occhio la questione.