Quando ha avuto inizio l’Olocausto? Perché milioni di ebrei hanno sopportato sofferenze impensabili per il genere umano senza praticamente combattere? E i “fortunati”, quelli che sono sopravvissuti, come hanno fatto a sfuggire alla sistematica distruzione di un popolo operata per anni, con ricerche certosine e in ogni angolo d’Europa? A tutte queste domande risponde We Were the Lucky Ones, la bellissima serie tv appena uscita su Disney+per la Star, dove trovate gli otto episodi da vedere tutti d’un fiato.



Letteralmente We Were the Lucky Ones può essere tradotta con “noi siamo quelli fortunati” e in effetti narra la storia – quasi del tutto vera – dei Kurc, una famiglia polacca che sopravvive grazie al coraggio, all’intelligenza, alla fede e a una buona dose di fortuna. Il racconto di We Were the Lucky Ones è tratto dall’omonimo libro di Georgia Hunter, uscito nel 2017, ispirato alla storia della sua famiglia.



I Kurc vivono felicemente nella città di Radom nella Polonia orientale. Ritengono nell’agosto del 1939 sostanzialmente infondate le voci di una prossima invasione tedesca e decidono di non dare ascolto agli inviti di amici e parenti a lasciare il Paese. Non hanno effetto su di loro neanche gli appelli del figlio Addy che da poco si è trasferito per lavoro a Parigi, e che nella capitale francese ha più elementi per capire cosa sta per accadere in Europa. Addy e la sua famiglia si rivredanno – senza mai avere notizie gli uni dell’altro – solo molti anni dopo in Sudamerica.



La famiglia Kurc, scegliendo di restare in Polonia, dovrà subire, lungo gli anni della guerra e anche dopo la sua fine, la persecuzione sistematica degli ebrei, operata dai tedeschi che occuparono dopo poco il Paese, ma anche dagli stessi polacchi che si erano appropriati dei loro beni. Non solo. Quando i giovani della famiglia Kurc riescono a raggiungere Leopoli (all’epoca polacca, oggi città ucraina) e la trovano occupata dai militari dell’Unione Sovietica, che nei primi mesi del conflitto erano alleati dei nazisti, i pericoli non finiscono. Saranno catturati e portati in Siberia.

Il personaggio chiave di We Were the Lucky Ones è Halina, la figlia più piccola dei Kurc, che si preoccupa di tutti e che, finita la guerra, organizza la ricerca dei suoi familiari sparsi per il mondo. Halina è una donna di grandi qualità e ben presto diventerà l’anima di un piccolo gruppo della resistenza ebraica, prima a Leopoli e poi a Varsavia. Almeno fino alla distruzione del ghetto e ai rastrellamenti e alla creazione dei campi di sterminio. Sfuggirà più volte alla morte. I Kurc si nascondono, fuggono, sopravvivono tra sofferenze enormi. Ma l’amore per la famiglia, la fede incrollabile nel loro Dio, lo sforzo che fanno le donne per mantenere in vita i loro piccoli nati durante la guerra, ma anche l’argenteria di famiglia e l’amore che sboccia nonostante tutto, contribuiscono ciascuno per la propria parte a qualcosa di stoico, di impensabile, per chi come noi è nato e vissuto nei settanta e passa anni di pace.

Mentre il resto della famiglia combatteva la sua quotidiana battaglia per la sopravvivenza, Addy è protagonista di un’altra epopea. Cerca di fuggire dalla Francia di Vichy, si imbarca sull’ultima nave che dovrebbe portare gli ebrei in America, ma viene parcheggiato per mesi nei porti africani sotto il controllo francese. Giunto in Marocco, dopo un rocambolesco viaggio in barca, raggiunge la Spagna, poi il Brasile. A Rio de Janeiro gli ebrei vengono tenuti prigionieri per mesi. Poi vengono liberati, solo perché le cose in Europa si stanno mettendo male per i fascisti e i nazisti.

Anche i fratelli che erano stati fatti prigionieri dai russi seguono un loro tortuoso percorso verso la libertà. Quando i russi rompono con i tedeschi e passano dalla parte giusta del conflitto, liberano gli ebrei. Così essi entrano nel nuovo esercito polacco che si addestra in Palestina. Da lì tornano in Europa a combattono a fianco degli alleati. I fratelli Kurc si ritrovano insieme sul fronte italiano e sopravvivono all’eroica partecipazione polacca nella battaglia di Cassino.

Così, appena finito il conflitto, dalla Polonia diventata ormai inospitale, la famiglia si ricongiunge con i figli in Italia e poi con Addy in Sudamerica, dove sono rimasti a vivere stabilmente. Alla fine della visione vi rendete conto che ogni scena della serie è una risposta agli interrogativi iniziali, spiega perché gli uomini e le donne della comunità ebraica sopravvivono, perché essi dubitano sempre che la natura umana possa generare tali orrori, perché e dove essi trovare le energie per ritornare a vivere dopo aver toccato il fondo.

Il ruolo di Halina in We Were the Lucky Ones è della bravissima attrice americana Joey King (in contemporanea la trovate protagonista nel film The Family Affair appena uscito su Netflix con Nicole Kidman e Zac Efron), un’astro nascente dello star system holliwoodiano. Da segnalare la straordinaria colonna sonora, realizzata dalla musicista inglese Rachel Portman (premio Oscar nel 1997 per Emma) e dal compositore statunitense Jon Ehrlich (Dr HouseInvasion).

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI