Anche l’Arcivescovo di Canterbury, Welby, ha negato di aver celebrato prima del 19 maggio 2018, il matrimonio fra Harry e Meghan. Nelle scorse ore l’esponente di prestigio della Chiesa britannica, da sempre vicino alla famiglia Reale, e prossimo a pubblicare il libro “Ri-immaginare il Regno Unito” su come si è risvegliato il Regno dopo il coronavirus, ha rilasciato un’intervista a Repubblica in cui ha fatto chiarezza circa appunto il matrimonio “segreto” fra Harry e Meghan.
Durante la famosa intervista di inizio a mese a Oprah Winfrey, la Markle aveva svelato di essersi sposata con il Principe alla presenza proprio dell’Arcivescovo di Canterbury, a Kensington Palace:”Tre giorni prima del nostro matrimonio ci siamo sposati – aveva raccontato l’attrice in quell’occasione – nessuno lo sa, ma abbiamo chiamato l’Arcivescovo e ci siamo limitati a dire: ‘guarda, questa cosa, questo spettacolo, è per il mondo, ma noi vogliamo la nostra unione tra noi'”, eravamo “solo noi due nel nostro cortile con l’Arcivescovo di Canterbury”.
WELBY, ARCIVESCOVO DI CANTERBURY: “AVREI COMMESSO UN GRAVE REATO…”
In realtà, l’episodio descritto da Megan, sarebbe stato solo uno scambio di voti informale: “Il matrimonio legale è stato sabato – le parole di Welby oggi a Repubblica – ho firmato il certificato di matrimonio, che è un documento legale, e avrei commesso un grave reato penale se lo avessi firmato sapendo che fosse falso”, per poi aggiungere: “Ma non dirò cosa è successo in nessun altro incontro. Se qualcuno di voi parla con un prete, si aspetta che mantenga il discorso riservato. Non importa con chi sto parlando. Ho avuto diversi incontri privati e pastorali con il duca e la duchessa prima del matrimonio”. Nell’intervista a Repubblica Welby ha affrontato anche alcuni temi “caldi” della Chiesa, a cominciare dal matrimonio gay, di cui spiega: “Sono già riconosciuti dalla Chiesa Episcopale in Nordamerica, e anche in Scozia e Brasile. Non c’è una visione comune su questo da parte della Chiesa Anglicana, quindi vedremo. La cosa importante, per ora, è che la chiesa dimostri alle persone Lgbt che Dio è amore, perché non è la sessualità che ci definisce”. Lodi infine a Papa Francesco: “Un vero riformatore, in tante aree. Non ha voluto cambiare tutto e subito, bensì ristabilire il primato della fede in Dio intersecandolo con un profondo senso dell’amore umano e del perdono. Ha un rapporto incredibilmente umano con le persone. Nessuno è come lui”.