È stato Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria, a tagliare il nastro del West Coast Meeting Loano 2022. La grande kermesse organizzata dall’associazione Cara Beltá ha preso il via alla Marina di Loano con un primo confronto di grande attualità dal titolo “La realtà serve ancora? Comunicazione e social in un mondo che cambia”. A parlarne Luigi Ballerini, scrittore per giovani e orientatore, Monica Mondo (in collegamento da Roma), autrice e conduttrice TV2000, Giovanni Toti, presidente Regione Liguria ed ex giornalista. A condurre la serata e a fare gli onori di casa Paolo De Salvo, presidente di Cara Beltà.
Alla prima domanda, diretta, “La realtà serve ancora?”, le risposte sono state stimolanti, capaci di aprire il dibattito: “Si, la realtá serve, esiste, c’è. È che siamo bombardati dì realtà verosimili, che rischiano di farci diventare schiavi del potere, non solo politico. Basta guardare quel che sta avvenendo in questi mesi con la guerra in Ucraina, dove i due fronti veicolano le notizie più utili alla loro causa. Dobbiamo inoltre sfatare il luogo comune secondo cui giudichiamo per pregiudizi. Non è così, è che siamo diventati incapaci di giudizi, ed è quello che ci impedisce di crescere”, ha detto Monica Mondo.
Luigi Ballerini è entrato dritto dritto sul potere dei social network: “Dobbiamo uscire dai social per diventare più sociali. Sui social possiamo cancellare chi non la pensa come noi, nella vita reale dobbiamo invece fare i conti con chi non ci piace, con chi non la pensa come noi. Dobbiamo insegnare ai giovani a confrontarsi con la realtà. Dare una ‘sberla’ al tavolo contro cui si è scontrato un bimbo non è educativo, bisogna spiegargli la verità, non che il tavolo è cattivo, ma che se gli si finisce contro ci si fa male. Non abitua alla realtà quella mamma che quando apre la porta di casa, se sente la presenza di altre persone, richiude la porta e dice al figlio: c’è qualcuno, usciamo dopo”.
A difesa della tecnologia Giovanni Toti: “È l’uomo che ha inventato la Rete, la tecnologia va più veloce di come noi sappiamo insegnarla. L’uomo deve riuscire e controllare la tecnologia, capire le potenzialità di questa risorsa, utilizzarla per affrontare la realtà, altrimenti finisce come in 2001 Odissea nello spazio dove l’intelligenza artificiale prende il sopravvento. Del resto, sino a poco più di un secolo fa, si viveva fondamentalmente come ai tempi dei romani. Non si volava, non c’era la penicillina, e tanto altro ancora. Da questo punto di vista sono positivista, credo che l’uomo avanzi con la scienza e la tecnologia”.
Una posizione in parte contestata da Monica Mondo, per cui non sempre la tecnologia è progresso: “La paura è che ci si rifugi sempre più nel virtuale, prede dei consumi e non della realtà. La vita è esperienza, nel virtuale non c’è la mano che impara, dobbiamo imparare ad utilizzare il virtuale, ma non vedo in giro molti maestri, molti padri”.
Discorso ripreso da Ballerini: “Manca il ruolo dell’autorità, del Padre? Credo che il padre sia, al di là del ruolo biologico, chi introduce alla realtà con ottimismo. Penso al mio maestro Giacomo Contri, ‘padre è che mi dice che se anche piove non è detto che sarà una brutta giornata’. Dobbiamo imparare di nuovo a stupirci e a stupire”.
Tesi accolta da Monica Mondo che ha aggiunto: “Per tornare alla realtà bisognerebbe tornare alla tattilità, alla materia, al contatto con le persone e le cose. Nel virtuale ci si mette una maschera che si rischia di non togliere, si rischia di vivere in una realtà parallela. Soprattutto nei giovanissimi, 10/15 anni che mostrano gravi disagi psichiatrici”.
Un assist per Ballerini: “Il male del nostro tempo è il narcisismo, l’altro mi serve solo a confermare la mia bravura, la mia bellezza. Il narcisista elimina l’altro. Bisogna riconnettersi con la realtà, usare il virtuale per imparare, conoscere, svagarsi, ma restare nel reale”.
Laica, ma ottimista, la conclusione di Toti: “Resto dell’idea che la tecnologia, la rete, siano opportunità da cogliere. Quando vedo che il mio nipotino gioca online, in inglese, con amici che abitano a Parigi, Toronto, Melbourne, penso sia una forma di apprendimento che magari avessi avuto io. Non bisogna criminalizzare la tecnologia, ma conoscerla e gestirla”.