Presentato in anteprima al Festival di Venezia 2018, What You Gonna Do When The World’s On Fire? di Roberto Minervini è arrivato finalmente nelle sale italiane. Quinto lungometraggio del regista di Fermo, il film parte da una serie di brutali uccisioni di giovani africani americani per mano della polizia: un fatto che ha destato grande scalpore negli Stati Uniti d’America e che ha avuto delle ripercussioni importanti nella vita di tutti i giorni. Una scottante riflessione sul concetto di razza negli Usa che si sviluppa in quattro storie: Judy prova a tenere a galla la sua famiglia, tentando di salvare il suo bar dai cambiamenti profondi vissuti dal suo quartiere; Kevin, a capo della tradizione indiana del Mardi Gras, lotta quotidianamente per mantenere vivo il patrimonio culturale della sua gente; i giovani fratelli Ronaldo e Titus affrontano le giornate in un quartiere dove regna la violenza, con il padre rinchiuso in carcere; infine, le Black Panthers, che organizzano un corteo di protesta contro la brutalità dei poliziotti contro quelli di colore.



Reduce dallo straordinario Louisiana (The Other Side), Roberto Minervini continua sulla strada del cinema-verità e fa un salto di qualità non indifferente: le storie raccontate in What You Gonna Do When The World’s On Fire? sono del presente, ma raccontano la storia dei neri in America. Il regista italiano ha lavorato con diverse comunità tra Louisiana e Mississippi, seguendo la loro storia per circa due anni: un documentario che nasce dalle ceneri dalla trilogia sul Texas e che accende i riflettori sulla diatriba razziale negli Usa, un razzismo che non se n’è mai andato, ma che ha maggiore visibilità da qualche tempo a questa parte.



Minervini si focalizza sul vissuto di ogni protagonista, scavando nella sua storia e cercando di cogliere ciò che significa vivere oggi negli States. E il suo lavoro è semplicemente straordinario: sfidando diffidenze e pericoli (tanto da aver dovuto fare i conti con una sparatoria), è riuscito a fare luce sulla disuguaglianza sociale ed etnica. Un pugno allo stomaco, un film duro ma necessario: cinema vita, cinema realtà e cinema politico si condensano e il risultato è un’opera magistrale.

Il titolo viene da una celebre canzone afroamericana, uno spiritual di un paio di secoli fa, ma la parte più interessante è senza dubbio: “Scapperemo dal signore”, il fuggire come unica soluzione alle fiamme. E in What You Gonna Do When The World’s On Fire? balza all’occhio come la temperatura delle fiamme sia totalmente diversa tra bianchi e neri, con Roberto Minervini che vuole andare a cogliere l’essenza di questa tragedia esistenziale, a oggi politicamente e socialmente irrisolta. Come gli altri lavori del regista marchigiano, non è un progetto scritto, ma è vita vera. Ma la sua bravura è tale da rendere questi momenti così veri da sembrare fiction.



Dal punto di vista tecnico, grande merito va anche al montaggio di Marie-Hélène Dozo: le sequenze sono collegate con estrema maestria, 120’ ricavati da ore e ore di riprese in giro per l’America del Sud. Ammaliante la fotografia di Diego Romero: What You Gonna Do When The World’s On Fire? è girato in bianco e nero, non tanto per rimarcare la differenza tra bianchi e neri quanto per la necessità di dare equilibrio estetico a tutte le storie, un continuum di sequenze che non convergono a livello drammaturgico. Siamo di fronte a un film “comunitario” con Roberto Minervini che da regista si “evolve” a reporter: in poche parole, siamo di fronte a uno dei film dell’anno.