Il destino dei 412 lavoratori della Whirlpool di Napoli resta incerto. Tuttavia il confronto tra il Governo, l’azienda e le organizzazioni prosegue nella dichiarata volontà di ricostruire le condizioni per mantenere attivo il sito produttivo. Al punto di portare i rappresentanti della società in questione a presentare cinque ipotesi diversificate di soluzione. nel recente incontro tra le parti che si è tenuto pressi il ministero dello Sviluppo economico.
Per la verità, tre delle ipotesi presentate sembrano essere più un esercizio di simulazioni produttive, basate sul mantenimento della produzione di lavatrici di alta gamma ovvero del trasferimento di ulteriori quote di questa produzione da altri stabilimenti italiani ed esteri del gruppo a danno dell’occupazione delle unità produttive ridimensionate, per dimostrare la non sostenibilità di queste attività nel medio periodo. In effetti, secondo i dati forniti dall’azienda, la vendita di questo tipo di lavatrici non solo si è dimezzata nel corso degli anni recenti, ma risulterebbe particolarmente esposta agli effetti negativi degli aumenti dei dazi introdotti nel corso delle guerre commerciali in atto tra Stati Uniti e i paesi asiatici.
Per queste ragioni l’orientamento della società è abbastanza esplicito: disponibilità a cedere l’unità produttiva a un altro gruppo imprenditoriale in grado di assicurare un adeguato livello di investimenti, peraltro al momento non disponibile, ovvero promuovere una partnership con un imprenditore già individuato finalizzata a riconvertire l’intera produzione (che dalle indiscrezioni emerse dovrebbe trattarsi di container refrigerati).
Lo scetticismo sulle proposte riscontrato nelle reazioni delle rappresentanze dei lavoratori è del tutto comprensibile, date le assicurazioni offerte dalla Whirlpool nel settembre 2018, sulla volontà di concentrare nel sito di Napoli le produzioni idonee a consentire la salvaguardia dell’occupazione locale. Preoccupazione condivisa dal Ministro Di Maio che, per tale scopo, ha messo in campo la disponibilità del Governo a varare un provvedimento normativo che consenta di promuovere un contratto di solidarietà (riduzioni dell’orario pro capite di lavoro integrate da sostegni al reddito per salvare l’occupazione), con un ulteriore apporto di 17 milioni di sgravi contributivi a carico dello Stato.
La disponibilità offerta dall’azienda fa ben sperare riguardo la possibilità di individuare una soluzione transitoria per la tutela dell’occupazione. Ma è del tutto evidente l’impraticabilità di medio periodo di tale soluzione, per la doverosa limitatezza temporale dell’intervento dello Stato, e per la dichiarata indisponibilità della società a investire ulteriormente sulle produzioni di lavatrici di alta gamma.
Possibile dunque che si trovi un compromesso tra una soluzione transitoria e la programmazione di un intervento di più ampio respiro, anche se attualmente connotato da incertezze. Ce lo auguriamo per i lavoratori e per la città di Napoli. Anche se una riflessione su come si stanno gestendo le crisi aziendali, con interventi normativi rapportati al caso per caso, sarebbe doveroso farla. Se non altro per fornire certezze in termini di politica industriale agli investitori che intendono sviluppare nuove attività e non solo per assicurare sostegni assistenziali, di dubbia legittimità, a quelli che vogliono dismettere le attività esistenti.