La lunga crisi del sito napoletano della Whirlpool e dei suoi occupati potrebbe essere giunta a una svolta positiva, aperta persino in due direzioni? La domanda e l’auspicio sono obbligati perché nell’incontro al Mise con il Ministro Giorgetti, sia pure senza conferme ufficiali, si è ipotizzato o un riassorbimento dei suoi addetti da parte della Seri, la società che vorrebbe realizzare a Teverola nel casertano una giga factory di celle e moduli al litio da 7/8 GWh annui – un progetto in pista già dal 2019 che prevede un finanziamento statale di 500 milioni – oppure, ma questa è un’ipotesi al momento avanzata solo dai sindacati sulla base di alcuni positivi dati di mercato forniti dalla società statunitense, un ritorno alla produzione di lavatrici che è stata dismessa da tempo, lasciando senza lavoro i circa 400 occupati diretti e un migliaio nelle attività indotte.



La Seri vuole stringere i tempi per la realizzazione di un investimento presentato già dal 2019 e che era stato ritenuto ammissibile al finanziamento pubblico, senza però che la relativa pratica fosse definitivamente perfezionata fra il Mef e il Mise – per quanto di rispettiva competenza – e poi ammessa alla materiale erogazione dei fondi che ora, invece, si vorrebbe accelerare. Nella sede ministeriale – secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore – sarebbe stata dichiarata la disponibilità della Seri ad assorbire anche i lavoratori della Whirlpool, anche se, per intuibili ragioni di prudenza, non vi sono stati comunicati ufficiali al riguardo, dal momento che la pratica di finanziamento pubblico deve ancora completare il suo iter.



I sindacati sono molto cauti al riguardo, ma sono anche possibilisti perché salvare i posti di lavoro è una priorità assoluta nell’area napoletana, soprattutto in una fase così difficile dell’economia nazionale. Al tempo stesso, però, gli stessi sindacalisti registrano i dati forniti dal management della Whirlpool che, in una riunione del coordinamento nazionale dell’azienda, ha segnalato una ripresa del mercato delle lavatrici e la necessità di 600 assunzioni di lavoratori somministrati.

Certo, il dato riguardante l’andamento del mercato è interessante e induce le organizzazioni sindacali a premere ancor di più sul ministero dello Sviluppo economico perché riconvochi la società per verificare la praticabilità di un rilancio del sito partenopeo, facendosi carico però delle esigenze manifestate dalla Whirlpool che riteneva necessaria una riduzione dei costi, pena la perdita di competitività dell’elettrodomestico prodotto nello stabilimento di via Argine a Napoli. Di questi aspetti si era già parlato a lungo in passato, ma anche diverse proposte di finanziamenti pubblici di Stato e Regione per migliorare le linee di produzione dell’impianto si erano scontrate con la granitica volontà dell’azienda di dismetterlo e di trasferire altrove la costruzione delle lavatrici. Ora però con gli sgravi del 30% dei contributi sul costo del lavoro stabiliti nella Legge di bilancio, e riprendendo e affinando le proposte di contribuiti pubblici – compatibili ovviamente con le normative europee – si potrebbe incominciare a focalizzare meglio l’intera costistica del sito, stabilendo con precisione il nuovo break even, raggiungibile nella fabbrica con una contrazione dei costi e un aumento dei ricavi.



In tale contesto assume particolare rilievo, a nostro avviso, quanto ha dichiarato in audizione parlamentare il Ministro Giorgetti, il quale ha annunciato “lo stanziamento di un fondo che potrà essere attivato per traghettare imprese in temporanea difficoltà verso condizioni migliori quando vi siano prospettive di ripresa”.

Ora, se alle parole seguiranno i fatti, prima in consiglio dei Ministri e poi in Parlamento, è opportuno sottolineare che quello di Giorgetti è un annuncio di grande interesse e richiama un’ipotesi ventilata – scusandomi per l’autocitazione – anche dal sottoscritto in un precedente articolo su questa testata, perché tale fondo, che presumibilmente dovrebbe avere personalità giuridica con relativi organi amministrativi, se ben gestito alla luce di un quadro normativo rigoroso che ne eviti ogni uso assistenziale, potrebbe essere dopo accurate due diligence la temporanea “bombola di ossigeno finanziario” che, supportata anche da altri interventi ad esempio di turnround manageriale, consentirebbe ad aziende ricollocabili sui mercati di ritornarvi con ritrovata capacità competitiva.

Bisognerà lavorarci bene sotto il profilo legislativo e operativo su questo fondo, ricordando peraltro che già in passato nella storia dell’industria italiana ne sono esistiti di simili che hanno sortito risultati spesso molto positivi.

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