Il Venezuela sembra essere sull’orlo di una guerra civile dopo le accuse di brogli a Maduro, ma WikiLeaks irrompe sulla scena rivelando che la società che ha realizzato gli exit poll in base a cui l’opposizione avrebbe vinto le elezioni ha legami col governo americano. “L’opposizione di destra venezuelana e i media statunitensi sostengono che ci sono stati brogli nelle elezioni del 28 luglio, sulla base di un exit poll realizzato dalla società Edison Research, legata al governo statunitense, che lavora con gli organi di propaganda di Stato degli Stati Uniti legati alla CIA ed è stata attiva in Ucraina, Georgia e Iraq“, scrive su X (ex Twitter) la società fondata da Julian Assange.



Ad approfondire la questione è Ben Norton di Geopolitical Economy, che è stato citato proprio da WikiLeaks nel tweet sopracitato. Nel mirino finisce, quindi, Edison Research, che ha sede nel New Jersey: nel giorno delle elezioni in Venezuela ha pubblicato un exit poll che prevedeva la vittoria del candidato di destra Edmundo González Urrutia con il 65% dei voti, contro il 31% di Maduro. Ma molte società di sondaggi in Venezuela sono gestite da esponenti dell’opposizione e sono note per la loro parzialità politica, infatti per il giornalista Norton quella la società indipendente più rispettabile del Paese è Hinterlaces, che nel suo exit poll ha stimato che Maduro ha ottenuto il 54,6% dei voti, rispetto al 42,8% di González.



I risultati comunicati dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) del Venezuela sono vicini alle previsioni di Hinterlaces, ma molto lontani da quanto sostenuto da Edison Research, eppure in molti, a partire dal Dipartimento di Stato Usa, si rifiutano di riconoscere la vittoria di Maduro.

OSSERVATORI INDIPENDENTI SMENTISCONO ACCUSE DI BROGLI

Diversi osservatori elettorali indipendenti sostengono che il voto in Venezuela sia stato libero ed equo. Ad esempio, gli osservatori della National Lawyers Guild, in Usa, segnalano che la loro delegazione in Venezuela “ha osservato un processo di voto trasparente ed equo, con una scrupolosa attenzione alla legittimità, all’accesso alle urne e al pluralismo“. Anzi, hanno condannato con forza gli “attacchi dell’opposizione al sistema elettorale e il ruolo degli Stati Uniti nel minare il processo democratico“.



Nonostante Edison Research non sia considerato un osservatore imparziale, i suoi exit poll sono stati ampiamente citati dai media americani per mettere in dubbio i risultati delle elezioni in Venezuela. “Tra i principali clienti di Edison ci sono gli organi di propaganda del governo Usa legati alla CIA, Voice of America, Radio Free Europe/Radio Liberty e Middle East Broadcasting Networks, tutti gestiti dalla US Agency for Global Media, un organo con sede a Washington utilizzato per diffondere disinformazione contro gli avversari degli Stati Uniti“, ha scritto Ben Norton, citando anche i media di stato britannici come BBC.

Come evidenziato anche da WikiLeaks, la società in questione avrebbe condotto sondaggi sospetti in Ucraina, Georgia e Iraq, aree del mondo considerate altamente strategiche dal Dipartimento di Stato Usa e nel mirino “dell’incessante ingerenza di Washington“.

I CLIENTI DI EDISON RESEARCH E GLI INTRECCI DI ELON MUSK

Tra i clienti Tra i clienti aziendali di Edison ci sono anche colossi delle Big Tech come Amazon, Apple, Facebook, Google e Oracle, che – precisa Ben Norton – “hanno contratti miliardari con la CIA, il Pentagono e altre agenzie governative Usa“. Per sostenere che ci sono stati presunti brogli elettorali nelle elezioni del 28 luglio, l’opposizione in Venezuela avrebbe anche distorto i grafici pubblicati dall’emittente latinoamericana TeleSUR, rilanciato anche da Elon Musk, di cui il giornalista di Geopolitical Economy spiega alcuni intrecci, come il sostegno al colpo di Stato dell’estrema destra nel 2019 contro il presidente socialista democraticamente eletto della Bolivia Evo Morales.

Stavolta, prima del voto venezuelano, il miliardario imprenditore ha twittato un’entusiastica approvazione per la leader dell’opposizione di estrema destra del Paese sudamericano, María Corina Machado, che ha ripetutamente chiesto un intervento militare degli Stati Uniti per rovesciare il governo del Venezuela, e dopo i risultati ha fatto eco alle accuse dell’opposizione, sostenendo che ci sono stati “gravi brogli elettorali da parte di Maduro“.

Come presunta prova, anche Musk ha tirato in ballo il grafico di TeleSUR, che però contiene un errore: mostra gli altri candidati dell’opposizione con il 4,6% dei voti ciascuno. In realtà, i candidati alle elezioni presidenziali venezuelane erano 10 e gli altri otto esponenti minori dell’opposizione hanno ottenuto complessivamente solo il 4,6%.

LE PRESSIONI E INGERENZA USA SUL VENEZUELA

Ben Norton ricorda che non è il primo caso in cui l’opposizione venezuelana grida ai brogli, senza alcuna prova concreta: era accaduto anche alle presidenziali del 2013, primo successo di Maduro. Come Edison Research, anche l’opposizione di destra venezuelana è strettamente legata al governo Usa, secondo il giornalista, il quale riporta che organizzazioni di soft power americane come il National Endowment for Democracy, nato per promuovere la democrazia all’estero, e l’Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale (USAID) hanno speso molti milioni di dollari per finanziare e formare gruppi di opposizione in Venezuela, tra cui partiti politici, media e Ong.

Inoltre, la Casa Bianca avrebbe sponsorizzato molti tentativi di colpo di Stato in Venezuela, come quello del 2002 in cui gli ufficiali militari venezuelani rovesciarono il presidente Hugo Chávez, prima che il popolo insorgesse e lo riportasse al potere. Nel 2019 ci fu un altro tentativo di golpe: l’amministrazione di Donald Trump riconobbe Juan Guaidó come presunto presidente ad interim del Venezuela e impose diverse sanzioni che hanno avuto un impatto devastante sull’economia venezuelana. Ad esempio, nello studio del think tank americano Center for Economic and Policy Research, gli economisti Mark Weisbrot e Jeffrey Sachs hanno stimato che le sanzioni Usa hanno causato 40mila morti in Venezuela dal 2017 al 2018.