Da bassista punk a rapper, Willie Peyote è tra gli artisti più amati della scena cosiddetta indie, dai giovani insomma, proprio per la capacità di unire generi diversi e raccontare il disagio della sua generazione (non a caso il suo primo disco si intitolava Manuale del giovane nichilista).  Al Festival di Sanremo viene per provocare, con un brano, Mai dire mai (La locura), che comincia così: “Questa è l’Italia del futuro un paese di musichette mentre fuori c’è la morte”. Sicuro il riferimento alla pandemia, probabile quello al festival stesso, dove si canta mentre la gente muore. Va detto che la frase è presa da una scena della famosa serie tv Boris, addirittura dieci anni fa, ma si adatta benissimo all’oggi. Lo sostiene lo stesso Willie intervistato da Il Messaggero: “Non possiamo fingere che mentre noi cantiamo a Sanremo fuori non succeda niente. Sarebbe irrispettoso delle oltre 94 mila vittime del Covid e di chi continuerà a soffrire anche durante quella settimana”.



Willy Peyote “sorpreso dal sì di Amadeus”

E spiega anche che il brano in concorso lo ha scritto pensando proprio al Festival di Sanremo 2021, senza sapere che poi sarebbe stato scelto. “Vengo solo se mi fate cantare questa canzone” ha risposto all’invito di Amadeus, “sono rimasto stupito che lui e la Rai abbiano accettato”. Non solo Sanremo ma anche la politica nel suo mirino: “Non parlo di partiti politici ma dell’approccio di certi politici che sui social accontentano i follower come fossero fan”. Ma adesso c’è Draghi, dice, che non ha nemmeno un account ufficiale. Dei questo festival, che molti considerano la riapertura degli spettacoli dal vivo, dice di non sapere se sarà così, anche perché manager, discografiche musicisti non si sono messi d’accordo fra di loro in modo che Sanremo fosse davvero un laboratorio per la ripartenza. Il pensiero, conclude, andrà ai tecnici che a causa dello stop hanno perso il lavoro. Ma è comunque onorato di partecipare: “Mi sento come un ragazzo della primavera che viene convocato in prima squadra” dice. .

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