Nello speciale Le Iene sull’omicidio di Willy Branchi si è parlato anche delle voci sui festini gay con uomini benestanti che pagavano ragazzi anche minorenni. In questo giro sarebbe stato coinvolto Willy. Una signora che segnalò tutto in una telefonata anonima ha raccontato che un collega infermiere con cinque figli le parlò di quel giro. Il farmacista e il macellaio avrebbero contattato tutti. La signora dice che «tenevano una pistola da macellaio sul tavolo», proprio il tipo d’arma con cui è stato ucciso il giovane di Goro. Don Tiziano Bruscagin invece avrebbe fatto il nome del presunto assassino, i cui figli avrebbero collaborato all’occultamelo del cadavere. Si tratta di una famiglia ben nota a Goro. «Willy era l’amante occasionale dell’uomo». E pare che volesse uscire dal giro, infatti avrebbe detto che voleva raccontare tutto a suo fratello. I sospetti sono allora su un uomo sposato, con figli, ma con una vita parallela fatta di relazioni omosessuali. «Il parroco riporta che questa persona sarebbe caduta poi in una sorta di depressione e sarebbe stato ricoverato in una clinica psichiatrica al di fuori della regione», ha dichiarato l’avvocato Simone Bianchi a Le Iene. (agg. di Silvana Palazzo)



CHI SONO I SEI NUOVI INDAGATI

Come è morto Willy Branchi? Chi lo ha ucciso? Sono solo alcune delle domande sull’omicidio, a cui Le Iene ha dedicato uno speciale. Nella prima parte Antonino Monteleone e Riccardo Spagnoli raccontano l’ultima notte del ragazzo e chi sono i sei nuovi indagati per falsa testimonianza. Il primo è Carlo Selvatico, che si è presentato sotto falso nome ad un avvocato, secondo quanto raccontato da Simone Bianchi, avvocato della famiglia Branchi. «Avrebbe chiesto quali attività ci fossero in corso attorno all’omicidio e se ci fosse stato il rischio di un arresto». L’altro è Patrizio Mantovani, il quale ha negato di aver sentito Willy Branchi dire, poco prima di essere ucciso, «ora dico tutto a mio fratello». Ma questa circostanza è stata confermata da una testimone presente nello stesso bar dove si trovavano. Tra i nuovi indagati c’è anche un noto medico di Ferrara, Pierluigi Bordoni. Le Iene ha spiegato che avrebbe taciuto che uno degli attuali indiziati dell’omicidio sarebbe stato in cura da lui e ricoverato per problemi mentali. È nuovamente indagato don Tiziano Bruscagin, che è stato parroco di Goro. Gli altri due indagati sono il sarto, Rodrigo Turolla, e sua moglie. Per la Procura di Ferrara sono persone che avrebbero potuto fornire dettagli utili per la risoluzione del caso, ma hanno preferito tacere. Ce ne sono altri che continuano a conservare segreti importanti nella ricerca della verità. (agg. di Silvana Palazzo)



FRATELLO, “VERITÀ AD UN PASSO”

Le Iene tornano ad occuparsi del caso di Willy Branchi, il giovane trovato morto nel 1988 a Goro, lungo l’argine del Po. Il fratello del 18enne ucciso nel Ferrarese, Luca, parlando con Antonino Monteleone del programma di Italia Uno, ha confidato:”Non avrei mai creduto che a Goro ci fossero dei giri così. Non ne avevo mai sentito parlare, si vede che era una cerchia molto ristretta”. Interpellato dall’inviato delle Iene se pensa che questo possa essere un punto di svolta nelle indagini, Luca Branchi non ha dubbi:”Se siamo a un passo dalla verità? Secondo me sì. Dobbiamo farcela”. Proprio ieri sul suo profilo Facebook il fratello di Willy Branchi ha annunciato:”Ho fatto bene a continuare a credere e sperare. Oggi è una giornata che in parte mi ripaga delle sofferenze e dei dolori che in questi anni io e la mia famiglia abbiamo passato. La Procura ha indagato una o più persone per omicidio. Sì, avete capito bene: per l’omicidio di mio fratello”. (agg. di Dario D’angelo)



IL CASO WILLY BRANCHI

Sarà dedicato all’omicidio di Willy Branchi lo speciale de Le Iene di questa domenica 19 maggio, realizzato da Antonino Monteleone e che ripercorrerà le tappe cruciali del delitto consumatosi a Goro, in provincia di Ferrara, nel settembre del 1988. Trenta lunghi anni di silenzi rotti ora da alcune nuove quanto importantissime testimonianze che potrebbero contribuire a compiere un passo avanti ulteriore nella ricerca della verità così tanto attesa dal fratello della giovane vittima, Luca. Willy aveva appena 18 anni quando fu trovato massacrato il 30 settembre 1988. Il suo corpo fu trovato da una signora sull’argine del Po. Il cadavere, nudo, aveva la faccia immersa in una pozza di sangue ed un portafogli vicino. Sul sedere un grosso livido da trascinamento e la faccia completamente tumefatta. Willy sarebbe morto in seguito agli oltre 30 colpi eseguiti con la bocca di una pistola da macello, uno strumento all’epoca usato per uccidere i maiali. Una morte lenta e dolorosa, dunque, della quale tutti a Goro saprebbero più del dovuto, se non fosse per via di quella incredibile omertà che da anni ormai ha portato a lasciare impuniti i responsabili di quell’atroce delitto.

LE INDAGINI

Nel corso delle indagini sul delitto di Willy Branchi, spuntò anche il nome di Valeriano Forzati, pregiudicato del posto ed amico di Felice Maniero, capo della Mala del Brenta. Fu lui l’ultima persona ad essere vista insieme al 18enne prima del suo omicidio. L’uomo si dichiarò sempre innocente salvo poi perdere la testa tre mesi dopo il delitto di Willy, compiendo una strage in un night club. Dopo la fuga e la sua consegna, fu nuovamente arrestato ma si macchiò di un nuovo omicidio in seguito al quale si tolse la vita. Per la morte di Willy Branchi, invece, il processo andò avanti e l’8 febbraio 1998 Forzati fu assolto lasciando il delitto senza un colpevole. La svolta avvenne nel 2003, dopo l’appello lanciato dal fratello Luca affinché il caso venisse riaperto. Grazie all’avvocato Simone Bianchi che prese a cuore il caso, furono riscontrate una serie di incongruenze nelle testimonianze. Grazie all’aiuto di un investigatore si iniziò a far luce sulla vita privata della vittima e solo allora comparve l’ombra di un giro di festini gay che avrebbero coinvolto anche il ragazzo, finito in un giro di “perversione sessuale” dal quale probabilmente voleva uscire ma che, secondo le ipotesi, potrebbe essere stato ucciso dopo aver confidato di essere pronto a rivelare tutto al fratello.

LE NUOVE TESTIMONIANZE

A questi presunti festini avrebbero preso parte anche dei minorenni. Nomi, circostanze e possibile movente, come emerse in uno dei primi servizi de Le Iene dedicati al caso di Willy Branchi, fu proprio un prete, don Tiziano, ma il suo racconto non fu maki definito attendibile dagli inquirenti. Secondo il don, Willy potrebbe essere stato ucciso da un uomo, padre di famiglia, aiutato addirittura dai suoi stessi figli. Antonino Monteleone ha raccolto una testimonianza importante, quella di una donna che avrebbe riferito un colloquio avuto molti anni fa con un ex infermiere, all’epoca suo collega. “Dice ‘devi sapere che a Goro c’è un giro che una volta al mese… si fanno dei festini… solo uomini'”, ha spiegato la donna. “Dico ‘e chi sono queste persone che ti contattano?'”. Dai suoi ricordi sarebbero emerse due figure, “uno è il farmacista e il macellaio”. Proprio la figura del macellaio evocata è emblematica dal momento che Willy fu trovato nudo e con la faccia devastata dai colpi inferti con la bocca di una pistola da macello, oggetto particolare nonché la possibile arma del delitto.

LA SVOLTA NELLE INDAGINI SU WILLY BRANCHI

Una fonte, che ha preferito restare anonima, ha raccontato invece dove e come avrebbero ucciso Willy Branchi. «Devono averlo attaccato in qualche modo agli anelli dove legavano le bestie, poi gli hanno sparato». Questa fonte ha spiegato che una sera con il macellaio andò dal “don”, il parroco Tiziano Bruscagin. Quest’ultimo li avrebbe portati lì dove sarebbe stato ammazzato Willy. Se ciò trovasse conferma, sarebbe un elemento inedito. Finora infatti si sa solo dove è stato ritrovato. Tale fonte ha indicato un magazzino-stalla per animali a Goro. «Ci hanno fatto i loro porci comodi», ha aggiunto in merito al fatto che il corpo è stato ritrovato nudo. Intanto sono arrivate delle importanti novità: la procura, 31 anni dopo, ha iscritto alcuni soggetti per omicidio in concorso. A darne notizia il fratello di Willy, Luca Branchi, su Facebook: «Non sono qui a colpevolizzare nessuno ma se la Procura è arrivata a tanto vuol dire che siamo davvero a un punto di svolta. E questi soggetti indagati ora dovranno spiegare molte cose».