La discriminazione razziale dietro l’accanimento del branco contro Willy Monteiro Duarte, il 20enne vittima del brutale pestaggio costatogli la vita a Colleferro nel 2020. È la sintesi del punto di vista della madre, che in una recente intervista rilasciata a Repubblica ha ripercorso le tappe di un dramma che ha sconvolto la sua esistenza strappandole per sempre il figlio in una trama di eventi sconvolgente. In carcere, condannati per l’omicidio, si trovano quattro giovani: i fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, che si è appena sposato tra le mura del penitenziario. Nessun odio né vendetta tra i sentimenti della famiglia della vittima, soltanto il dolore indelebile e la speranza che chi ha commesso il delitto non torni a colpire ancora.
Quella notte di settembre, prima di essere pestato con ferocia, Willy stava tornando a casa dopo il turno di lavoro e si sarebbe fermato per chiedere a un amico come stava a seguito di una lite, ormai finita, con Belleggia. In quel momento, secondo il racconto della mamma, non si sarebbe avvicinato per prestare soccorso ma soltanto per sincerarsi che il ragazzo stesse bene. Poi la furia del gruppo si sarebbe scagliata su di lui senza dargli scampo. Sopraggiunti i fratelli Bianchi, ricorda la madre della vittima, lo avrebbero massacrato di botte finendo per ucciderlo. “Non hanno picchiato nessun altro ragazzo, Samuele (il giovane che si trovava con Willy, ndr) è stato allontanato con un calcio e lui è italiano. Si è fatto male, ma niente di grave. L’unico picchiato a morte è stato mio figlio“.
I fratelli Bianchi verso l’appello bis, rischiano l’ergastolo
Francesco Belleggia e Mario Pincarelli sono stati condannati in via definitiva a 23 e 21 anni di reclusione. Per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, torneranno in tribunale i fratelli Bianchi per i quali, poche settimane fa, la Cassazione ha disposto l’appello bis e ora rischiano nuovamente la condanna all’ergastolo dopo la riduzione a 24 anni nel primo processo di secondo grado. Secondo l’accusa, la figura di Marco e Gabriele Bianchi sarebbe stata determinante nella geometria del pestaggio costato la vita al 20enne la notte del 6 settembre 2020.
I supremi giudici hanno deciso di rinvare a un nuovo giudizio d’appello limitatamente alle attenuanti generiche che furono riconosciute in precedenza ai fratelli Bianchi, motivo per cui non furono condannati al fine pena mai. Il delitto si sarebbe consumato in meno di un minuto, quando Willy perse la vita sotto i colpi che lo avrebbero portato alla morte in neppure 50 secondi di brutali percosse. L’accusa aveva sollecitato con forza l’annullamento della prima sentenza di appello a carico dei Bianchi perché ritenuti consapevoli delle conseguenze dell’aggressione, portata avanti con violenza estrema e con calci e pugni inferti con tecniche “di lotta Mma contro punti vitali”.