LA LUCE DI DIO DENTRO L’ORRORE E L’INGIUSTIZIA: LA MAMMA DI WILLY MONTEIRO DUARTE PARLA CON LA STAMPA DEL VATICANO
Anche solo parlare di “perdono” dopo che il proprio figlio è stato barbaramente ucciso (tra l’altro per un motivo tra i più futili possibili) è qualcosa che non può avere solo un’origine umana: il racconto di Lucia Maria, mamma di Willy Duarte Monteiro, con la stampa del Vaticano a ridosso del Natale è una testimonianza lucida e commossa di come è possibile che il destino da una tragedia immane possa far emergere uno spiraglio di speranza e di pace. A questa madre a cui il giovanissimo figlio Willy le è stato strappato dalla violenza di un gruppo di ragazzi in quel dannato 6 settembre 2020 a Colleferro (Roma), dopo aver chiesto giustizia prima e durante il processo, oggi si guarda indietro e ricorda come il suo ragazzo amasse le feste di Natale.
«In quanto cattolica, non potevo soffermarmi soltanto sul mio malessere e che avrei dovuto meditare sul significato della Natività»: nonostante il dolore per la perdita di Willy, il Natale del Signore è la verità di Gesù che viene e rinasce ogni volta nel proprio cuore, «donandoci la forza per affrontare i momenti difficili». È questo l’augurio che la signora Duarte rivolge all’inserto “Quattro Pagine” dell’Osservatore Romano, a pochi giorni dal Natale 2024: alleviare il dolore degli altri, o almeno provare a farlo, tramite la testimonianza della propria vita e sofferenza, senza dimenticare mai la vitale passione per la vita che quel ragazzo morto per il solo fatto di aver cercato di sedare una lite. Come ricorda spesso Papa Francesco, non vi sono sostantivi o espressioni per indicare la perdita di un figlio da parte dei genitori: eppure è nella promessa di vita di Gesù che è possibile trovare la forza di asciugare tutte le lacrime e poter ipotizzare il “dono” del perdono cristiano.
La luce della speranza con il Natale può davvero vincere sulle tenebre e non solo perché è già avvenuto più di duemila anni fa: secondo la mamma di Willy Monteiro Duarte, quanto avvenuto dopo l’orrendo caso di Colleferro racconta non solo di polemiche e processi contestati. La famiglia, gli amici, una comunità intera che ha (ri)scoperto la persona che era quel ragazzo profondamente italiano per integrazione e valori: come spiega il quotidiano della Santa Sede, questa madre e questo figlio «hanno saputo cingere d’amore il mondo, incarnando lo spirito universale del dono autentico che costituisce le fondamenta della relazione dell’essere umano con Dio», e delle stesse persone tra loro.
“DIO CI DÀ LA FORZA DI VIVERE LO SPIRITO DI PACE: IL PERDONO È IL MAGGIORE DEI DONI”
Willy è stato un dono speciale quando era in vita ma lo è stato anche dopo, nonostante tutto il dolore per quella perdita insopportabile: nato in Italia ma profondamente legato anche alla comunità di Capo Verde da cui provenivano i genitori, era un ragazzo che amava il Natale e la venuta del Signore nel mondo, «Quando mi sento triste, penso a come era Willy, a come riusciva a tirare su di morale le persone». Nelle testimonianze che in questi anni mamma Lucia Maria ha tenuto a varie scolaresche ed eventi sulla vita di Willy Monteiro Duarte, il centro focale è sempre stato il raccontare ai giovani come serve apprezzare la bellezza della vita, al contrario di fondarsi su violenza e odio.
La vita, racconta ancora la madre di Willy, è un dono sempre meritevole di essere vissuto con gentilezza e bene: si sbaglia spesso e non si è perfetti, ma c’è sempre Dio «che ci dà la forza, per affrontare i momenti difficili con spirito di pace». Vivere e vivere bene in pace vale sempre la pena, solo questo può generare quello che Lucia Maria Monteiro Duarte chiama una «catena di pace» in grado di sconfiggere l’odio profondo: gli assassini del figlio non meritano di morire, lo dirà finché avrà questa straordinaria testimone cristiana che è la madre del giovane morto 4 anni fa a Colleferro, «non bisogna rispondere con odio all’odio», serve invece vivere una vita di pace per generare “buoni frutti”.
Nessuno, tra la comunità italiana e quella capoverdiana a Colleferro, si è dimenticato di Willy e questo ha generato tanto bene per la famiglia disperata dalla perdita: perdonare è “divino” ma anche l’uomo può infondere perdono, nel semplice modo che ci è concesso, ovvero vivere senza che sofferenza e rabbia decidano al proprio posto. Come conclude la stessa mamma di Willy, il perdono è il maggiore dei doni cristiani possibili: fino ad oggi i colpevoli per l’assassinio del ragazzo non hanno chiesto ufficialmente perdono alla famiglia ma questo non è un tema “dirimente” per Lucia Maria. Con la vicinanza della fede e delle amicizie, alcune anche nate dopo questa immane tragedia, si può imparare a fondo il vero significato del perdono: «Nel caso di mio figlio i colpevoli possono anche non chiedere perdono alla nostra famiglia, ma auspico che lo facciano intimamente, quando sono da soli, perché il silenzio del cuore è il linguaggio del luogo dove ora si trova Willy».