Questa sera andrà in onda su Rai 1 la puntata speciale di ‘Ulisse, il piacere della scoperta‘ dedicata allo Sbarco in Normandia: un lungo viaggio che parte da una da una delle figure centrali di quell’importante operazione militare, ovvero il Primo ministro inglese Winston Churchill che fece della “pace ad ogni costo” la sua ragione politica e che riuscì – con non poche difficoltà – a coordinare Stati Uniti ed Unione Sovietica in una serie di incontri segretissimi passati alla storia nei decenni successivi. Ma per capire come si arrivò a quegli incontri e soprattutto allo Sbarco in Normandia dobbiamo fare un piccolo passo indietro nella storia personale e politica di un Primo ministro – appunto, Winston Churchill – che salì al potere nel 1940 tra le critiche di un popolo che lo identificava come un sessantenne inadatto al ruolo.



Prima di quella poltrona, infatti, sedette più volte nel Parlamento britannico e fu tra i pochissimi ministri internazionali che si oppose – nel 1935 – all’imposizioni di sanzioni contro Benito Mussolini dopo l’invasione dell’Etiopia: una scelta criticatissima ma che in qualche modo aprì le porte allo Sbarco in Normandia perché già in quel difficile momento storico Winston Churchill fu l’unico a riconoscere la pericolosità di Adolf Hitler, aggrappandosi al futuro Duce credendolo l’unico in grado di fermare l’ascesa di quello che (imprevedibilmente) di lì a poco sarebbe diventato il suo mentore.



Lo Sbarco in Normandia e i timori di Winston Churchill

Non passarono molti anni da quanto Winston Churchill venne scelto come Primo ministro inglese al concretizzarsi dei suoi peggiori timori sulla figura di Hitler e veniamo così – con un piccolo salto di pochi anni – ai già citati incontri segretissimi con gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, all’epoca rappresentate a livello internazionale da Franklin Delano Roosevelt e Iosif Stalin. In totale durante la Guerra si ha testimonianza di solamente due volte in cui Winston Churchill e gli alleati si sono incontrati, ma la più importante fu sicuramente la conferenza di Teheran alla fine degli 1943 in cui i ‘Tre grandi’ strinsero un patto di cooperazione militare e gettarono le basi per lo Sbarco in Normandia.



Nonostante fosse tra i principali promotori della riconquista dell’Europa dalla velocissima invasione di Adolf Hitler, fu lo stesso Primo ministro inglese a mostrarsi titubante poco prima di quel cruciale 6 giungo del 1944 e in una famosa conversazione con Roosevelt si disse preoccupato “dall’effetto negativo che potrebbe avere sulla popolazione francese il bombardamento che si svolgerà nelle prime fasi dello sbarco in Normandia”; ma il presidente americano liquidò Winston Churchill e procedette come da programma invadendo – per così dire – la Francia e riuscendo a cacciare i nazisti.

Il Primo ministro inglese non venne ascoltato da nessuno e seppur la storia gli diede ragione – con il popolo francese che si oppose fermamente allo sbarco e tentò in ogni modo di cacciare le truppe americane -, quel difficile approdo in Normandia valse a Winston Churchill un Nobel (con una certa ironia della sorta per l’uomo che portò la pace in tutta Europa) per la letteratura “per la brillante oratoria in difesa dei valori umani”.