Winston Churchill è in queste ore un “trend topic” su Twitter, cioè uno degli argomenti di tendenza sui social network in Italia a causa del paragone tra la situazione politica attuale in Italia, con la crisi di governo nel pieno della pandemia di Coronavirus, e quello che successe in Gran Bretagna quando appunto Winston Churchill salì al governo pochi mesi dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, in seguito alla crisi politica che portò alle dimissioni del precedente primo ministro, Arthur Chamberlain. Naturalmente il paragone è difficile da fare: sono passati 80 anni, all’epoca l’emergenza era una guerra mentre oggi è una pandemia, però si può capire la suggestione che porta molti a fare questo parallelismo.
Una differenza fondamentale è quella nei tempi: il giorno del passaggio di consegne tra Chamberlain e Churchill fu il 10 maggio 1940, quando la Seconda Guerra Mondiale stava appena entrando nel vivo con l’aggressione della Germania alla Francia passando anche per Olanda e Belgio, atto che segnò per così dire il “vero” inizio delle ostilità dopo mesi di relativa tranquillità, che hanno portato la primissima parte della Seconda Guerra Mondiale ad essere definita “strana guerra”.
WINSTON CHURCHILL AL GOVERNO E LA BATTAGLIA D’INGHILTERRA
Insomma, un paragone tra la situazione britannica del 1940 e quella italiana attuale, o più esplicitamente fra Winston Churchill e Giuseppe Conte, avrebbe avuto più senso se la crisi dell’attuale esecutivo italiano avesse avuto luogo potremmo dire alla fine del mese di febbraio 2020, quando la situazione della pandemia era sul punto di precipitare ma – almeno apparentemente – non era ancora così drammatica. Invece da allora è passato quasi un anno, e francamente non sembra che il governo Conte abbia avuto il ruolo di guida del Paese che ebbe senza dubbio Churchill ai tempi.
Si deve infatti ricordare che, con il crollo della Francia nel giro di poche settimane, gli Usa ancora neutrali e l’Unione Sovietica addirittura alleata della Germania nazista in seguito allo sciagurato patto Molotov-Von Ribbentrop (i due ministri degli Esteri di Hitler e Stalin), solo la Gran Bretagna era rimasta in prima linea contro il nazismo e la leadership di Churchill fu fondamentale nelle settimane più buie della battaglia d’Inghilterra, quando anche il Regno Unito sembrò sul punto di capitolare davanti a una Germania che sembrava invincibile e che invece fu sconfitta nei cieli inglesi nel primo momento di svolta del conflitto.
GIUSEPPE CONTE NUOVO CHAMBERLAIN, NON CHURCHILL…
Ponendo dunque che il gennaio 2021 per l’Italia nella pandemia non possa essere paragonato al maggio 1940 per la Gran Bretagna in guerra quanto piuttosto a una fase già successiva alla battaglia d’Inghilterra, diciamo ipoteticamente il gennaio 1941, ecco che a quel punto nessuno più si sarebbe immaginato di contestare il governo Churchill, che aveva fatto superare al Regno il momento più buio, intraprendendo la strada (pur se ancora molto lunga) verso la vittoria finale. Non ce ne vogliano i protagonisti della situazione attuale, ma di Churchill in giro non se ne vedono: come minimo potremmo dire che non lo è Conte, che altrimenti oggi sarebbe ai massimi della popolarità e non sull’orlo della crisi.
Il paragone dunque è forse sensato solo nella sua prima parte: in moltissimi volevano l’addio di Chamberlain, ritenuto inadeguato a guidare la Gran Bretagna in tempi di guerra dopo il fallimento dell’Appeasement (la ricerca di un accomodamento con Hitler) sul quale molto aveva puntato il precedente capo del governo britannico, ma che aveva solo concesso alla Germania la possibilità di iniziare la sua espansione che portò infine comunque allo scoppio della guerra. Riassumendo: Conte in questa vicenda avrebbe suo malgrado il ruolo di Chamberlain, ma chi potrebbe essere Churchill?