Anche Winston Churchill, storico statista del Regno Unito, finisce nel tritacarne della “cancel culture”, con una mossa che ha scatenato una scia di polemiche da parte, tra gli altri, del premier Boris Johnson e di una schiera di storici. Tutto ha avuto inizio quando l’ente di beneficenza intitolato al celebre primo ministro britannico, il “Winston Churchill Memorial Trust” (“Fondo alla memoria di Winston Churchill”, ndr), ha comunicato la volontà e la decisione di cambiare il proprio nome, in quanto a Churchill stesso vengono associati aliti razzisti dai quali l’istituto intende dissociarsi.



Quest’ultimo ora si chiama “The Churchill Fellowship” (“L’associazione Churchill) e ha eliminato dal proprio portale telematico l’istantanea del grande statista, la sua biografia e una lista delle sue realizzazioni. Come ricorda il “Corriere della Sera”, si tratta dell’ennesimo episodio ai danni di Winston Churchill, già finito nel mirino nei mesi passati (la sua statua davanti a Westminster era stata sfigurata, con la scritta ‘era un razzista’).



WINSTON CHURCHILL E LA CANCEL CULTURE, BORIS JOHNSON: “ERA UN EROE”

Contro la mossa della fondazione intitolata a Winston Churchill si è scagliato con decisione, dicevamo in precedenza, il primo ministro Boris Johnson, che, mediante il suo portavoce, ha definito l’ex premier “un eroe che ha aiutato a salvare questo Paese e l’intera Europa da una tirannia fascista e razzista, guidando la disfatta del nazismo. La decisione della Fondazione è assurda e sbagliata e dovrebbero ripensarci”.

A quel punto, sul sito web dell’associazione è ricomparsa la fotografia di Churchill, accompagnata da una dichiarazione: “Siamo orgogliosi del suo contributo a salvare il mondo dal nazismo. Ma c’è anche una controversia riguardo le sue vedute sulla razza: riconosciamo le molte questioni e le complessità da tutte le parti coinvolte”. Vernon Bogdanor, professore al King’s College di Londra, si è dissociato da queste frasi con assolute fermezza e decisione: “Non giova affatto usare slogan moderni per attaccare qualcuno che ha vissuto in un’epoca diversa. È assurdo, per esempio, criticare Guglielmo il Conquistatore perché non era femminista”.