E’ polemica attorno alla fiera “Wish for a baby”, evento sulla fertilità che si terrà il mese prossimo a Milano, precisamente il 20 e il 21 maggio. A scagliarsi pubblicamente contro la fiera è stata Grazia Di Maggio, deputata di Fratelli d’Italia, che senza troppi giri di parole ha fatto sapere: “No a fiere per bambini preconfezionati”, così come riporta oggi il quotidiano Libero. Ma che cosa è Wish for a baby? Si tratta di una iniziativa che si rivolge alle coppie che vorrebbero avere dei figli non riuscendoci, e che permetterebbe di mettere in contatto gli stessi futuri genitori con degli specialisti, sia italiani quanto internazionali, di fertilità; si tratta quindi di medici, operatori sanitari e associazioni esperti nel campo, che si riuniranno sotto un unico tetto per dare consulenza in materia.



Tra gli espositori vi sarebbero anche delle cliniche per la riproduzione assistita e la fecondazione in vitro, ma anche psicologi e nutrizionisti. Stando a quanto fanno sapere gli organizzatori, sul sito ufficiale: “Wish for a Baby è rivolto a tutti coloro che desiderano creare o ampliare la propria famiglia. Abbiamo lavorato a fondo affinché, qualunque sia la vostra situazione, possiate tornare a casa con tutte le informazioni di cui avete bisogno e ricchi di entusiasmo per il prossimo passo del vostro viaggio verso la genitorialità”.



FIERA FERTILITA’ A MILANO, GRAZIA DI MAGGIO: “NO NELLA MIA CITTA’”

Questo invece il commento di Grazia Di Maggio in aula, schieratasi apertamente, come detto sopra, contro l’evento della fertilità a Milano: “Il 20 e 21 maggio prossimi è in programma a Milano ‘Wish for a baby’, una fiera della maternità in provetta e delle tecniche di procreazione assistita. L’evento era già stato in calendario con un diverso titolo per il maggio del 2022, sempre a Milano, ma era stato rinviato in conseguenza della forte mobilitazione contraria”.

“Ritengo che, nonostante il tentativo degli organizzatori di ‘ripulire’ superficialmente il proprio messaggio, non ci sarà mai un ‘momento migliore’ perché una manifestazione che sovverte la distinzione tra cose e persone, tra la procreazione e la produzione, e che trasforma culturalmente i bambini in una merce e le donne e il loro corpo in una infrastruttura per confezionarla possa avere spazio a Milano, nella mia città. Né tantomeno permetteremo che possa essere organizzato un appuntamento da chi suggerisce in modo smaccato o allusivo, l’elusione delle nostre leggi”.