È morto a 64 anni Wolfgang Abel, il serial killer conosciuto come “Ludwig“, sigla con la quale aveva firmato 15 omicidi a sfondo neonazista tra il 1977 ed il 1984 compiuti nelle zone della Baviera, in Veneto e Lombardia. L’uomo si trovava ricoverato in stato vegetativo nell’ospedale di Negrar da tre anni dove era stato portato in seguito ad una caduta avvenuta in casa, dove abitava con la madre e la badante, che gli aveva provocato un grave trauma cranico sfociato poi in un coma irreversibile. Era in libertà dal 2016 dopo aver scontato 32 anni di condanna tra carcere e domiciliari per i delitti di cui era stato ritenuto colpevole insieme al suo complice Marco Furlan.
Da sempre Abel si dichiarava innocente e nel 2009 aveva anche annunciato di voler fare delle dichiarazioni perchè si sentiva una vittima di tutta la vicenda giudiziaria dicendo di non aver ancora rivelato tutto. Le indagini poi lo collegarono anche ad alcune organizzazioni di estrema destra, come Ordine Nuovo, ipotizzando che ci potesse essere una scala gerarchica ben precisa dietro al gruppo Ludwig, che decideva gli attentati da compiere.
Chi era Wolfgang Abel, il liceale “serial killer” che si firmava Ludwig, condannato per 15 omicidi insieme al complice Marco Furlan
Wolfgang Abel fu autore di 15 omicidi e ritenuto responsabile insieme al complice Marco Furlan dell’attentato incendiario in una discoteca di Castiglione Delle Stiviere nella quale erano presenti circa 350 ragazzi per una festa di carnevale. Tra gli assassini, rivendicati tramite un comunicato inviato al Gazzettino di Venezia firmato “Ludwig”, il senzatetto Guerrino Spinelli, ucciso nella sua auto da bottiglie molotov, un cameriere omosessuale di nome Luciano Stefanato ucciso a coltellate , il sacerdote don Armando Bison colpito da un punteruolo alla testa e Alice Maria Baretta, prostituta che fu trovata morta a colpi di martello.
Successivamente la coppia decise di dare fuoco ad un cinema hard di Milano, in quell’occasione ci furono sei vittime e 32 feriti. Nel messaggio di “Ludwig” scritto con caratteri runici, oltre ai nomi delle vittime c’era l’immagine dell’aquila nazista. Gli stessi materiali usati per confezionare le lettere furono trovati poi a casa di Abel, che fino a quel momento era considerato da tutti un “bravo ragazzo”, liceale studioso della “Verona bene”.