Il giovane e squattrinato Willy (Timothée Chalamet), armato di passione e buona volontà, arriva in città per realizzare il suo sogno: aprire una sua cioccolateria, proprio di fronte alla prestigiosa Galleria Gourmet, affermata insegna di cioccolato, guidata da un trio di spregiudicati pasticceri monopolisti, pronti a tutto pur di non cedere un briciolo del loro mercato. La strada è in salita per Willy, che si ritrova prigioniero di una furba locandiera che prima lo ospita per poi incastrarlo con un contratto capestro di disumana servitù. Come andrà a finire?



Wonka. Ovvero Willy Wonka. Ovvero il prequel de La fabbrica di cioccolato. Un perfetto film di Natale per bambini e famiglie. Mattatore assoluto della scena (all’altezza di Johnny Depp nel famoso film del 2005), Timothée Chalamet si fa apprezzare per qualcosa di ancora diverso da quanto mostrato finora, osservando la sua ormai consumata filmografia. Dopo aver conquistato il mondo LGBT+ nei panni del sensuale Elio di Chiamami col tuo nome, dopo aver ampiamente onorato gli impegni con il cinema d’autore, al fianco di Woody Allen, Wes Anderson e Adam McKay, dopo aver sfondato al botteghino più mainstream con Dune, Il re e Piccole donne, è sbarcato nel mondo dei bambini con Paul King, regista dei due Paddington.



Facile che si farà amare.

Timothée, nei panni di Willy, sprizza di entusiasmo, grandi sorrisi e ingenuità. Il suo desiderio è più grande del possibile e, nonostante gli si opponga una galleria di rassicuranti e grotteschi cattivoni (smussati di vera crudeltà per non urtare la sensibilità del pubblico dei più piccoli), non molla mai.

Messaggio ecumenico ed educativo, “credi in te stesso e non mollare mai”, associato all’immancabile “politically correct” che vuole un po’ di rappresentanza multietnica, calcolata col manuale Cencelli.

Chalamet è bimbo dentro e fuori, e giganteggia con spirito avventuriero tra le pieghe di una trama fitta di imprevisti che vede, tra gli altri, la subdola collaborazione di Rowan Atkinson, Mr. Bean in abito talare, complice dei birbanti.



Tra i personaggi cameo c’è anche Hugh Grant, trasformato in un inquietante nano saltellante, con tanto di testa gigante, che ci regala il tormentone “Oompa Loompa” da canticchiare fuori dalla sala, irresistibile motto per bambini, insieme alle sporadiche canzoni che trasformano il film in un “quasi musical”.

Wonka è un azzeccato film di Natale, una rassicurantissima favola contemporanea che lancia qualche strale distratto e superficiale contro i cattivi del capitalismo.

E dentro alla storia triste del bambino povero senza più famiglia, che vuole realizzare anche il sogno di sua mamma, si fa strada la spregiudicata mitologia americana del riscatto.

E allora che male c’è nel perdersi tra la fantasmagorica, colorata e zuccherosa fantasia del film? Scartiamo per una volta senza sensi di colpa il cioccolato “che fa volare”, e lasciamo da parte, come Natale comanda, pensieri, preoccupazioni e diete.

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