Woody Allen è tornato. Il celebre regista statunitense arriva nelle sale italiane con la sua ultima fatica, Rifkin’s Festival, una classica commedia alleniana che vede Wallace Shawn come suo alter ego nel pieno di un Festival di San Sebastian. Non uno dei suoi lavori migliori, ma comunque resta un’opera godibile. «Dal mio punto di vista il modo migliore, e più divertente, per vedere un film è andare in un cinema, sedersi insieme a un sacco di altra gente e vivere le stesse emozioni guardando il grande schermo», ha spiegato l’autore ai microfoni de La Stampa, sottolineando che guardare un film da casa è la negazione dell’intera estetica del cinema.
Woody Allen ha poi parlato della pandemia da Covid-19 e non si è detto molto fiducioso sul futuro delle relazioni umane: per il regista di To Rome With Love e Cafè Society le persone ritorneranno come sono sempre state, ma ci saranno dei mutamenti di altro tipo. «Persone che sceglieranno di vivere in luoghi diversi, non andranno più in ufficio, ma, per il resto, la gente manterrà gli stessi desideri, le stesse ambizioni, le stesse debolezze. L’esperienza umana resta la stessa», il giudizio dell’85enne.
WOODY ALLEN: “NON SONO UN GRANDE FAN DI DIO”
Sempre a proposito della pandemia, Woody Allen ha spiegato che il lockdown non ha apportato grosse novità alla sua routine: «Mi svegliavo la mattina, stavo a casa, lavoravo e, naturalmente, seguivo la tragedia dei tanti colpiti dalla malattia. Di sera non potevo uscire ma, nel complesso, non c’è stato, nelle mie abitudini, un mutamento radicale». Come in altri suoi film, Woody Allen in Rifkin’s Festival parla anche di Dio: «Cosa gli direi se mi capitasse di incontrarlo? Non sono un suo grande fan, penso che sarei molto sgarbato con lui, gli chiederei “ma come sei riuscito a fare tutto quello che hai fatto?”». E non è finita qui. Woody Allen infatti è pronto a tornare dietro la macchina da presa: il prossimo film lo girerà a Parigi e sarà una storia nello stile di Match Point. Non ci resta che aspettare…