A più di un anno dal tweet con refuso “pro-Giuseppi” del Presidente Donald Trump che di fatto “benedì” la nascita del Governo Pd-M5s-Renzi, Matteo Salvini torna a segnare un punto a proprio favore negli Stati Uniti con l’ultima intervista-fiume sul Wall Street Journal. La “consacrazione” arriva su uno dei più importanti quotidiani liberal americani, con le parole dell’intervistatore Adam O’Neal «Se in Italia si votasse oggi i sondaggi dicono che Matteo Salvini sarebbe il prossimo primo ministro. E come falco dell’immigrazione – nota ancora il giornale conservatore americano – Salvini sembra una versione più competente di un certo politico americano». Insomma, “Matteo uno di noi” sembra scandirsi sulle colonne liberal-conservatrici Usa, ancor di più del bistrattato Trump: se però all’inizio della scorsa estate l’endorsement americano in favore di Conte e contro la “mossa” salviniana del Papeete diede vita e riconoscimento internazionale al nuovo Governo giallorosso, oggi questa nuova “investitura” potrebbe sollevare un campanello d’allarme Oltre Oceano per il Capo del Governo, in vista della tornata elettorale di fine settembre. «Ero uno dei pochi politici italiani che credeva nella sua vittoria e che ha fatto il tifo per lui quattro anni fa. E continuo a credere che sia stato un buon presidente e spero che venga rieletto», spiega Salvini al Wsj riferendosi a Donald Trump.
SALVINI-USA: È (RI)SBOCCIATO L’AMORE?
Ma non è solo di Elezioni americane che ovviamente Salvini discute con il Wall Street Journal: «relazioni con la Cina, con l’Iran e la stretta relazione con Israele – abbiamo la stessa identica opinione. Se io fossi primo ministro, Gerusalemme sarebbe riconosciuta come capitale di Israele dal mio governo e le relazioni con Cina e Iran sarebbero sospese». Dal mondo all’Europa, la visione di Salvini va oltre il tema migranti: «Il nemico del sogno europeo è la burocrazia di Bruxelles. Non è Salvini. Questa burocrazia europea ha tradito il sogno europeo. Il trattato fondante della Ue aveva stabilito la piena occupazione come sua priorità. Quindi il lavoro – che è teoricamente materia della sinistra, ma di cui i socialisti si sono dimenticati – la piena occupazione e, aggiungerei io, anche famiglia e immigrazione». Sul 5G e sui trattati commerciali, sullo scontro con Cina e Iran e in favore di Israele, il Salvini “atlantista” piace e non poco ai conservatori americani – stando ai commenti sul Wsj – e questo potrebbe portare una lieve preoccupazione in quel di Palazzo Chigi: «Nuova Via della Seta? È del M5s e di Di Maio la scelta: Era una delle controversie tra noi e i Cinque Stelle quando eravamo al governo, perché noi abbiamo una posizione assolutamente atlantista», conclude il leader della Lega sul Wsj.