X Factor 2023, Enrico Polloni bersagliato per la canzone proposta ai casting

I casting di X Factor sono da sempre un’occasione utile per i telespettatori per iniziare a farsi un’idea di quello che potrebbe essere lo spettacolo dei live. Chiaramente, diversi sono gli step prima di arrivare alla formazione definitiva per ogni giurato, ma nel frattempo gli spunti hanno già offerto qualcosa di interessante. Come riporta La Repubblica, ad aver attirato l’attenzione – seppur in senso negativo – è un giovane cantante: Enrico Polloni.



La scelta del brano giusto per presentarsi ai casting di X Factor è sicuramente ardua, ma forse Enrico Polloni poteva pensarci meglio prima di proporre la canzone che tanto sta facendo discutere il web e non solo. Il titolo “70 cammelli” aveva sicuramente incuriosito, ma sarebbe stato difficile prevedere il contenuto effettivo. Il giovane ha offerto un mix di metafore e giochi di parole, ma un paio di riferimenti si sono rivelati degli strafalcioni non di poco conto.



X Factor 2023: riferimento choc alla strage di Superga durante i casting

Innanzitutto, la canzone di Enrico Polloni – ai casting di X Factor 2023 – porta già nel titolo un argomento di discussione che si palesa in maniera più chiara anche nel testo. Il giovane infatti ha pensato bene di inserire un paragone tra, appunto, i cammelli e la sua ex fidanzata. Il cantante ha spiegato di aver preso l’idea da internet, ma la giustificazione non è bastata per spegnere le polemiche.

Come se non bastasse la “giocata” sui cammelli, Enrico Polloni ha inserito anche una metafora che ha fatto infuriare in maniera ancora più netta. “Tu sei stupenda, anzi, tu sei Superga; infatti sei uno schianto…”, questa la frase incriminata; un chiaro riferimento alla strage che colpì il Grande Torino nel 1949 che portò alla tragica morte di ben 31 persone. Sul web sono volate parole grosse nei confronti del giovane, sicuramente eccessivo nel gioco di parole. Chiaramente, anche la giuria di X Factor 2023 ha messo in evidenza un certo imbarazzo; il tutto si è poi concluso con una netta bocciatura.