L’epidemia di coronavirus ha provocato numerosi effetti negativi anche a chi non ha contratto l’infezione. Come riferito da numerosi addetti ai lavori, nel periodo di lockdown duro, quello ciò da inizio marzo fino all’inizio del mese di maggio, in cui la maggior parte degli italiani è stata costretta a rimanere in casa, sono aumentate le vendite di psicofarmaci. Chi già li usava, su tutti lo Xanax, ne ha aumentati i dosaggi, mentre chi non li ha mai presi ha iniziato ad assumerli a causa di notti insonne, variazioni di umore, depressioni, nevrosi e similari. Come scrive l’edizione online de Il Messaggero, a denunciare questo dato preoccupante è l’Ordine dei farmacisti di Roma, che ha appunto ravvisato, in particolare fra marzo e aprile, un aumento delle vendite di psicofarmaci dietro prescrizione medica, e nel contempo, una crescita esponenziale di prodotti da banco, naturali od omeopatici per contrastare gli sbalzi di umore e regolare il sonno. A conferma di ciò, come precisa ancora il Messaggero, le soluzioni mirate comparse nelle farmacie vicino alle casse, al fianco delle mascherine o delle vitamine, proprio a seguito di una domanda crescente di questi prodotti.



XANAX E VALIUM, BOOM DI VENDITE DURANTE IL LOCKDOWN: DONNE LE PIU’ COLPITE

Stando all’Ordine dei farmacisti capitolini i principali disturbi lamentati dai consumatori durante il periodo di lockdown hanno riguardato patologie che necessitavano di prodotti specifici con prescrizione medica, a cominciare dagli ipnotici, leggasi Zolpidem e Zoplicone, arrivando fino agli ansiolitici benzodiazepinici come il Diazepam, Alprazolam, Lorazepam noti soprattutto con i nomi di “Valium”, “Xanax” e “Tavor”, i “calmanti” per eccellenza. A richiederli maggiormente sarebbero state le donne, con l’obiettivo di un miglioramento dell’alternanza veglia-sonno, ma anche per contrastare l’ansia e lo strass da pandemia. Del resto il gentil sesso, soprattutto le mamme, è stata probabilmente la categoria più penalizzata dall’epidemia di covid, con la maggior parte delle donne lavoratrici costretta a restare a casa da lavoro, a volte con salari minimi, per curare i bambini che nel contempo non potevano andare a scuola.

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