Emmanuel Macron ha incontrato lunedì il presidente cinese Xi Jinping, che si è trattenuto in Francia anche ieri. L’inquilino dell’Eliseo ha ricordato al suo ospite l’importanza di un coordinamento su Ucraina e Medio Oriente, oltre che di “regole eque per tutti” nel commercio mondiale. Secondo Macron, per l’Ue è urgente una forte reciprocità commerciale con Pechino. Parole che non saranno sfuggite alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, invitata a partecipare all’incontro di lunedì che è di fatto diventato un trilaterale. “Abbiamo, quindi, una riprova che gli Stati nazionali sono fortissimi, decidono tutto. Una lezione per quanti credono ancora che l’Ue esista e non sia un insieme che vive ormai di vita meccanica con il solo scopo di mantenere un sistema di ripartizione delle risorse tra i Paesi membri, oltre che i suoi funzionari”, è il commento di Giulio Sapelli, professore emerito di storia economica alla Statale di Milano.



In che senso la visita di Xi Jinping in Francia è una riprova della forza degli Stati nazionali?

Sul terreno dei rapporti con la Cina mi pare evidente che le nazioni che aderiscono all’Ue agiscono in modo autonomo. Non dimentichiamo che due settimane fa c’era stata la visita di Scholz a Pechino. Per anni si è detto che l’Unione Europea è a guida franco-tedesca, ma con questi due incontri separati sembra che non ci sia più neanche quel tipo di Ue.



Eppure lunedì all’incontro c’era anche Ursula von der Leyen…

Che è la presidente della Commissione europea uscente. Forse ci si sta dimenticando che tra circa un mese ci saranno le elezioni europee.

Perché, allora, Macron ha invitato la presidente della Commissione europea uscente all’incontro?

È sembrato più un invito personale. Non capisco, infatti, perché organizzare un vertice trilaterale: Parigi e Bruxelles non sono molto distanti, si poteva organizzare una visita di Xi Jinping nelle sedi dell’Ue nel caso. Mi pare una pantomima senza alcun senso se non essere uno strumento utile alla politica interna di Macron, come del resto lo è stata la visita di Xi Jinping.



Vorrebbe dire che Ursula von der Leyen si è prestata a essere strumentalizzata da Macron…

Mi sembra che stia facendo di tutto per essere rieletta. Sta girando in diversi Paesi, è stata anche in Libano per presentare un pacchetto di aiuti, che vuol dire fare un favore ai francesi. La von der Leyen ha questa coazione a ripetere, vuole essere rieletta a tutti i costi. E non fa una bella figura. Ritengo comunque importante evidenziare che questa visita in Europa in tre tappe di Xi Jinping appare il trionfo della diplomazia. Lo si vede da due aspetti.

Quali?

Il primo è che la visita in Francia celebra il 60esimo anniversario dell’apertura delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. De Gaulle volle essere fortemente indipendente sia dall’Unione Sovietica che dagli Stati Uniti, opponendosi anche all’ingresso del Regno Unito nella Comunità economica europea, e decise di riconoscere la Repubblica popolare cinese nel 1964. Da allora Parigi ha sempre visto nel rapporto con Pechino un fattore per potersi ritenere una potenza autonoma dagli Usa: oltre all’arma atomica, ha una relazione preferenziale con la Cina.

Tra l’altro la visita di Xi Jinping è arrivata a un anno di distanza da quella di Macron a Pechino.

Sì, e in questo senso va evidenziato anche un aspetto che mi sembra significativo. L’anno scorso Xi Jinping invitò Macron a una cerimonia del tè in quella che fu la residenza di suo padre, mentre questa volta il presidente francese ha portato il suo ospite sui Pirenei, in un posto che frequentava durante l’infanzia visto che vi era nata sua nonna, in un ristorante di un suo amico di vecchia data. Non è peraltro da trascurare il fatto che, cosa rarissima, Xi Jinping è arrivato in Europa con sua moglie, nota cantante lirica, molto amata dal popolo. Quella in Francia è dunque una visita in un clima molto famigliare.

Qual è invece il secondo aspetto per cui il viaggio in Europa di Xi Jinping appare un trionfo della diplomazia?

È rappresentato dal fatto che Xi Jinping dopo aver incontrato Macron, che vorrebbe intervenire militarmente in Ucraina contro i russi, si recherà in Serbia e Ungheria, che sono Paesi molto vicini a Mosca. Il Presidente cinese sembra essere la persona più adatta a mediare una fine del conflitto russo-ucraino. Anche per questo valuto positivamente il suo viaggio: in questo momento occorre ritrovare relazioni pacifiche in Medio Oriente e allo stesso tempo cercare un modo per far finire la guerra in Ucraina, per aiutare la Russia a trovare una giustificazione per cessare le ostilità.

Poco fa ha detto che la Francia vuole dimostrare di essere autonoma dagli Stati Uniti. Può farlo anche quando il suo presidente parla di intervento militare in Ucraina?

Certamente con quelle dichiarazioni Macron fa un favore agli americani perché di fatto offre uomini e armi, ma lo fa con un taglio molto gollista. Per esempio, avviando la produzione di polvere da sparo dopo che era stata bandita. E con ciò cercando anche di stimolare l’economia francese.

A proposito di economia, da tempo si discute di possibili dazi europei nei confronti della Cina e sicuramente se n’è parlato nel trilaterale…

C’è grande preoccupazione tra gli industriali francesi: si teme che l’Ue cominci una sorta di guerra commerciale con la Cina che li danneggerebbe. Va tra l’altro annotato che quasi paradossalmente sembra che le sanzioni imposte alla Russia stiano favorendo l’industria cinese.

In che modo?

Non si parla quasi più dell’influenza cinese in Africa: un po’ perché è aumentata quella russa, un po’ perché gli interessi di Pechino si stanno spostando verso l’Europa, in particolare quella più vicina alla Russia, come dimostra la decisione di realizzare un impianto di auto elettriche della Byd in Ungheria, Paese che non a caso Xi Jinping visiterà nei prossimi giorni. Tutto questo potrebbe non andare giù agli americani. E non dimentichiamo che di fatto con le sanzioni a Mosca hanno voluto anche penalizzare la Germania.

Dopo le sanzioni alla Russia, l’Ue può evitare di rimetterci nuovamente se gli Stati Uniti le chiedessero di imporre dazi o restrizioni commerciali nei confronti della Cina?

Nulla impedisce di avere buoni rapporti commerciali con Pechino evitando alleanze pericolose sulle reti strategiche. Purtroppo, però, il rischio che l’Ue subisca queste sanzioni c’è. Va anche ricordato che la Cina sta crescendo molto meno rispetto agli ultimi anni, sembra esserci anche una ripresa della corrente riformista interna al Pcc, quindi Xi Jinping ha bisogno, come del resto sta facendo anche Macron, di usare la politica estera per rafforzarsi internamente. Credo che non sia poi un caso che in questa visita in Europa faccia tappa nei tre Paesi più decisi ad avere un’autonomia dagli Usa e dall’Ue. È positivo comunque che per rafforzarsi internamente il presidente cinese opti per questi viaggi piuttosto che fare esercitazioni militari a largo di Taiwan o nel Pacifico meridionale.

(Lorenzo Torrisi)

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