Zhou Fengsuo è sopravvissuto a Piazza Tienanmen, quando la notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 i carri armati schiacciarono con violenza gli studenti che da giorni protestavano in nome della libertà tanto auspicata. All’epoca studente dell’università di Pechino, Zhou era uno dei leader della protesta nella quale morirono un numero indefinito di giovani. “Impossibile saperlo. I sopravvissuti sono stati inghiottiti dalle carceri. Le loro famiglie invecchiano e muoiono. Le prove il regime le ha occultate o distrutte” racconta a Libero, che specifica come in quella protesta macchiata di sangue potrebbero esserci stati 10mila vittime.
“Il governo mandò contro di noi truppe d’élite” ricorda Fengsuo che riuscì a salvarsi perché salito, insieme ad altri, sul Monumento agli eroi del popolo. L’allora studente passò un anno in prigione: “Per i primi tre mesi ebbi le manette ai polsi sempre. Morivo dalla fame. Non uscivo mai. Stavo male sempre e sempre mi interrogavano con asprezza per piegarmi”. Su pressione dell’opinione pubblica fu rilasciato e mandato in una struttura di rieducazione e dopo essere sopravvissuto anche lì, studiò ingegneria. Nel 1994 riuscì ad ottenere il passaporto e scappò negli Stati Uniti, dove nel 2002 divenne cittadino. Proprio a New York è direttore esecutivo di Human Rights in China e co-fondatore di Humanitarian China per sostenere economicamente i prigionieri politici in Cina.
Zhou Fengsuo: “In Cina una situazione molto brutta”
Zhou Fengsuo, direttore esecutivo di Human Rights in China, parlando a Libero della situazione odierna in Cina la descrive come “molto brutta”. Sfruttando le misure anti-Covid e la tecnologia digitale, Xi Jinping è riuscito a “controllare virtualmente tutti i cittadini, che vengono divisi e sorvegliati”. Tutto, ormai, è controllato: si può essere arrestati anche per una cena non autorizzata. La Repubblica Popolare Cinese, secondo Zhou, è “un regime totalitario dotato di un potere che così vasto e pervasivo non si è mai visto in tutta la storia umana”.
Parlando ancora di Xi lo definisce come il “figlio legittimo del grande macellaio Mao Zedong. Lo sono tutti i dirigenti comunisti del dopo-Mao. Compreso Deng Xiaoping, spesso dipinto come un innovatore. Concesse certe misure di libertà economica, ma fu un altro massacratore”. In nome della sicurezza, lo Stato continua ad uccidere: “È la natura del regime comunista, non cambia mai. Varia un po’ magari la retorica ma quella incanta solo all’estero. Il comunismo, invece, non cambia mai. Xi è un prodotto naturale di un sistema malvagio”.