Colpita e messa subito in valigia, forse ancora viva“. È questo l’atroce sospetto della difesa della famiglia di Yana Malayko, la 23enne uccisa a Castiglione delle Stiviere (Mantova) il 19 gennaio scorso e trovata dopo diversi giorni di ricerche, il corpo abbandonato in una zona di campagna. A parlare di questa terribile ipotesi sulla morte della giovane – a margine dei primi esiti dell’autopsia che parlano di lesioni multiple e segni di un tentativo di difesa – è stato l’avvocato Angelo Lino Murtas, difensore dei familiari della vittima, in una intervista affidata ai microfoni di Ore 14.



Il legale ha avanzato un punto di vista inquietante: Yana Malayko potrebbe essere deceduta a seguito di una lenta agonia intervenuta dopo la brutale aggressione che il suo ex fidanzato, Dumitru Stratan, avrebbe messo in atto tra le mura della sua casa. E non si esclude che possa essere stata soffocata con un cuscino né che sia morta per asfissia dopo essere stata “incellofanata” per costringerne il corpo in una valigia di piccole dimensioni. “Secondo la nostra ipotesi – ha dichiarato il legale Murtas -, c’è un agghiacciante dubbio: che la ragazza non fosse ancora morta quando è stata introdotta in quella valigia. Speriamo non sia così. Yana Malayko vi è stata inserita in posizione fetale e una parte della testa è stata incellofanata, poi avvolta in una coperta e trascinata fuori con un lenzuolo fatto a sacco con dei nodi“.



L’avvocato della famiglia di Yana Malayko: “Potrebbe essere morta così…”

Dumitru Stratan, ex fidanzato di Yana Malayko, è in carcere con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato lui a uccidere la 23enne dopo averla attirata in trappola spingendola a incontrarsi per questioni legate al cane che avevano in comune.  Un delitto efferato che l’uomo, la mattina del 20 gennaio quando Yana Malayko era ancora una persona scomparsa, avrebbe confessato alla sorella con una frase choc che la donna avrebbe poi riportato agli investigatori in sede di denuncia: “L’ho ammazzata come lei ha ammazzato me“.



Secondo l’avvocato della famiglia della vittima, Angelo Lino Murtas, Yana Malayko potrebbe essere morta all’interno della valigia in cui il suo assassino l’avrebbe costretta dopo averle inferto diversi colpi alla testa con un’arma non ancora individuata: “I traumi sulla parte destra del volto – ha dichiarato il legale dei familiari di Yana Malayko –, probabilmente prodotti da un corpocontundente tondeggiante viste le lesioni, può darsi che non fossero mortali. Io e il criminologo Spoletti stiamo valutando un’ipotesi: la ragazza colpita durante la colluttazione e andata a finire nel letto, dove ormai non aveva possibilità di reagire, e poi messa subito nella valigia perché il lenzuolo è sporco di sangue, non ci sono tracce altrove, è chiaro che Yana è stata introdotta subito nella valigia, quest’ultima posizionata precedentemente sul letto (…). Secondo noi è stata messa nella valigia abbastanza rapidamente per cancellare la scena del crimine. Stando a quanto ricostruito dai consulenti della famiglia della 23enne, chi l’ha uccisa l’avrebbe poi trascinata “giù per le scale con la testa che sporgeva dalla valigia, poi portata nel garage e infine caricata in macchina. “La nostra paura – ha concluso Murtas – è che fosse in coma o che avesse perso i sensi, ma che non fosse morta quando è stata incellofanata”.