Yannick Alléno è lo chef ospite dell’undicesima puntata di “Masterchef 9“, il cooking show di successo trasmesso giovedì 27 febbraio 2020 in prima serata su Sky Uno. Lo chef stellare è l’ospite della prova in esterna: i concorrenti rimasti in gara dovranno lavorare a stretto contatto in una cucina stellata con lo chef e patron del pluristellato ristorante Pavillon Ledoyen di Parigi. Una carriera straordinaria quella di Yannick che oggi è uno degli chef più stellati al mondo; la sua cucina ha conquistato Dubai, Marrakech, Courchevel e Seoul e il resto del mondo. Class 1968, Yannick si appassiona alla cucina sin da bambino visto che durante una delle sue interviste parlando proprio della passione per la cucina ha detto: “ero più attaccato alle pentole che alla gonna di sua madre”. Prima di approdare alla nouvelle cousine, Yannick inizia con la pasticceria per poi dedicarsi ad una lunga gavetta che lo portano a lavorare per Paul Bocuse, considerato il padre della Nouvelle Cuisine. Nel 2003 è lo chef del ristorante stellato Meurice localizzato nel 1° arrondissement di Parigi dove si occupa di ben 74 persone. L’anno dopo conquista la seconda stelle e l’anno dopo ancora una terza. Successivamente lascia il ristorante Meurice per passare al Pavillon Ledoyen di Parigi. Dal 2008 è lo chef del 1947, ristante da soli cinque tavoli e 22 coperti con un menù che arriva a 450 euro. Non solo, ha fondato anche la rivista YAM –Yannick Alléno Magazine con una tiratura di 25mila copie e ha scritto diversi libri di gastronomia.
Yannick Alléno: “sono nato in cucina”
Yannick Alléno si è appassionato alla cucina e ai fornelli sin da quando era un bambino. “Io sono nato in una cucina, i miei genitori gestivano dei bistrot nella banlieu di Parigi” – ha dichiarato lo chef stellato durante un’intervista rilasciata a Repubblica. Buon sangue non mente, visto che anche la madre era una cuoca molto brava ai fornelli: “mia madre era una cuoca divina. Come mia nonna che mi ha passato il suo amore per la buona tavola e la sua creatività: era davvero inventiva e aveva un “buon senso” gastronomico fuori dal comune. Così molto presto, avevo 8 anni, ho capito che la mia vita sarebbe stata dedicata alla cucina: era già allora la mia passione”. Parlando proprio della sua infanzia, lo chef pluristellato ha detto: “ripeto spesso che Monsieur Paul è stato il mio Zidane”. A giocare un ruolo determinante nella sua formazione sono stati sicuramente gli chef per cui ha lavorato su cui rivela: “tutti quelli che ho incontrato lo sono stati e in qualche modo mi hanno aiutato a crescere. Ma in particolare Bocuse è stato un sostegno prezioso: la sua amicizia e i suoi consigli mi hanno sempre fatto da guida”
Yannick Alléno: “amo la ricchezza della cucina italiana”
Parlando poi di cucina, Yannick Alléno ha precisato: “amo soprattutto la grande cucina, ma non si può fare un pranzo gastronomico tutti i giorni! Così sono anche un grande fan dei bistrot, della loro autenticità, generosità, convivialità. Sono i ristoranti della mia infanzia ed è per questo che ho creato i Terroir Parisien: per ritrovare quell’ambiente “canaille” e quei piatti confortanti, ma ben preparati”. Impossibile non parlare della cucina italiana per cui confessa di avere un debole: “adoro la cucina italiana. Amo la sua ricchezza e soprattutto ammiro la cucina povera e questa capacità di rendere grande, di trascendere qualsiasi cibo: è impressionante come riusciate a realizzare meraviglie con i prodotti più semplici e poveri. E’ l’antitesi assoluta della cucina francese che invece lavora per lo più con prodotti nobili. E poi amo talmente l’Italia che ho appena acquistato una casa per le mie vacanze in Toscana”.