Emergono nuovi dettagli sulla “prova regina” contro Massimo Bossetti, l’uomo che è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, ma la procura di Venezia ha chiesto l’archiviazione per l’indagine sulla pm di Bergamo Letizia Ruggeri, contro cui si oppone l’ex muratore di Mapello tramite il suo legale, l’avvocato Claudio Salvagni. L’indagata ha dichiarato che a Bossetti non dovrebbe avere accesso «né ora né mai» a questi reperti. Parole che saranno esaminate dal giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza, colui che aveva chiesto approfondimenti sulla pm, che è indagata per frode in processo e depistaggio. Nel frattempo, si riaccendono i riflettori sui reperti di Dna che sono stati visionati dalla difesa solo lo scorso 13 maggio.
Il gip dovrà in particolare pronunciarsi sulla richiesta di archiviazione il 17 luglio e chiarire se Ruggeri sapeva che trasferendo i campioni di Dna avrebbe potuto danneggiarli e se c’è stata la scelta di depistare le indagini in questo modo. Il cambio di destinazione dei reperti ha interrotto la catena del freddo, rischiando di compromettere il materiale biologico, e lo avrebbe fatto senza aspettare la decisione della corte d’appello di Bergamo, ignorando anche l’allarme dei carabinieri sull’integrità dei campioni di Dna, che sarebbero utili alla difesa per la revisione a cui ambisce. Per la procura di Venezia, la pm ha agito correttamente, indicando che la richiesta di indicazione dei reperti da spostare risale a dopo la sentenza della Cassazione, mentre lo spostamento è avvenuto un anno dopo, a conferma che non c’era «nessuna ansia di distruzione» dei reperti da parte del pm.
LO SCONTRO TRA BOSSETTI E PROCURA SUI REPERTI
Inoltre, non c’era ragione per la pm di Bergamo di temere, e quindi voler impedire la revisione, visto che la “prova regina” è considerata non solo solida, ma anche priva di elementi che possano inficiarla. Lo indica la procura di Venezia, secondo cui c’è «perfetta corrispondenza» tra Ignoto 1 e Massimo Bossetti, «dato non superabile» e neppure messo in dubbio dalla difesa. Sottolineando che la Cassazione aveva riconosciuto «caparbietà e competenza» a chi si era occupato delle indagini parlando della bontà dell’operato, la procura veneziana evidenzia la mancanza di qualsiasi interesse da parte di Ruggeri nel sottrarre quei reperti ad altri esami. Invece, la difesa dell’ex muratore chiede il processo, perché la pm di Bergamo non aveva diritto a distruggere i campioni. Inoltre, l’accusa, come riportato dall’Adnkronos, di aver agito in maniera consapevole per rendere inutilizzabili quei reperti, compiendo così «una attività criminale, un abuso inaccettabile, una violenza gratuita».
La tesi della difesa di Bossetti è che quei reperti avrebbero potuto scagionare l’uomo. Negli atti citano anche la dichiarazione che abbiamo riportato sopra di Ruggeri, che dimostrerebbero la «volontaria e scientifica distruzione» dei campioni. Parole che si aggiungono peraltro a quelle del professor Giorgio Casari, secondo cui un nuovo esame dei campioni di Dna era possibile, a differenza di quanto sostenuto dal professor Previderé, secondo cui l’esame non andava ripetuto, alla luce della «scarsità del materiale genetico e di possibili contaminazioni», perché «avrebbe potuto dare risposte ambigue e di fatto non significative vale a dire un non risultato». Per la difesa di Bossetti questo vuol dire che un nuovo esame avrebbe potuto dare un esito diverso e smontare l’inchiesta sull‘omicidio di Yara Gambirasio che aveva portato alla condanna all’ergastolo dell’uomo.
“PROCESSI FALSATI PER UN CLAMOROSO ERRORE”
Sulla vicenda – aggiunge l’Adnkronos – ci sono delle contraddizioni, tra le dichiarazioni del professor Casari e del colonnello Lago dei Ris di Parma, secondo cui l’esame sui campioni di Dna era ripetibile, in quanto il materiale era ritenuto sufficiente per una nuova comparazione, mentre per la pm Letizia Ruggeri era emerso altro, cioè che si tratta di rimasugli scadenti, non adatti per ripetere l’esame, questo le sarebbe stato detto. Ma la difesa di Massimo Bossetti accusa la magistrata di non aver mai dichiarato che esistessero 54 reperti all’udienza preliminare, quando si puntava a un incidente probatorio, né quando ha chiesto l’acquisizione della consulenza genetica come accertamenti irripetibili, neppure dopo le sentenze.
Nell’istanza di opposizione alla richiesta di archiviazione si parla di «assoluto silenzio», «assordante e clamoroso» da parte della magistrata, che avrebbe «nascosto» quei reperti, contribuendo a impedire che emergesse «che tre gradi di giudizio sono stati completamente falsati». In conclusione, per la difesa di Bossetti, che sta provando a riaprire il processo sull’omicidio di Yara Gambirasio, l’azione della pm di Bergamo non solo ha impedito di dimostrare la corrispondenza tra Ignoto 1 e l’ex muratore, ma rende complesso farlo ora, e ciò è un «clamoroso errore».