C’è un altro giallo attorno all’omicidio di Yara Gambirasio e riguarda la scomparsa del Dna di “Ignoto 1“. La procura di Venezia sta indagando da mesi, nel riserbo più assoluto, da quando Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per il delitto della ragazzina, ha denunciato la scomparsa e ricomparsa dei campioni che portarono all’individuazione nell’Ignoto 1 proprio del muratore di Mapello. Si tratta del Dna estratto dagli slip e leggings indossati da Yara Gambirasio, la prova-principe che ha consentito agli investigatori di risolvere il caso dopo anni di indagini e comparazioni, attribuendo il profilo genetico a Bossetti. Nella denuncia presentata tramite i suoi legali si parla anche del sospetto che il materiale sia stato “conservato in modo tale da farlo deteriorare“, vanificando la possibilità di eseguire nuove indagini difensive. La tesi, spiega il Corriere della Sera, è che le tracce siano state lasciate deperire per evitare che si riuscisse a mettere in discussione l’intero processo a Massimo Bossetti, che si è sempre proclamato innocente.



Per questa vicenda il fascicolo è affidato al procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito che ha iscritto nel registro degli indagati il presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e la funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato, Laura Epis. Per entrambi l’ipotesi è quella prevista dall’articolo 375 del codice penale: frode in processo e depistaggio. Tale articolo punisce con il carcere da 3 a 8 anni il pubblico ufficiale che modifica un corpo di reato per “impedire, ostacolare o sviare un’indagine o un processo penale“. Invece la pena diventa più severa se “il fatto è commesso mediante distruzione, soppressione, occultamento, danneggiamento, in tutto o in parte (…) di un documento o di un oggetto da impiegare come elemento di prova“.



“CAMPIONI COMPROMESSI O ANCORA UTILIZZABILI?”

Massimo Bossetti è intenzionato a far riaprire il caso e a chiedere la revisione del processo. Nel mirino i 54 campioni trovati sugli abiti di Yara Gambirasio. A dibattimento era emerso che la traccia decisiva, quella da cui fu estratto il profilo di “Ignoto 1“, non sarebbe più utilizzabile perché “definitivamente esaurita“, ma poi sarebbero emerse nuove circostanze. Nella denuncia si punta il dito contro il presidente della Corte d’assise di Bergamo e la funzionaria dell’Ufficio corpi di reato. Dato che il primo, Giovanni Petillo, è un magistrato bergamasco, la competenza spetta alla procura di Venezia, che ha iscritto tutti e due nel registro degli indagati. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, sarebbero stati ascoltati diversi testimoni nei mesi scorsi, tra cui la pm Letizia Ruggeri titolare dell’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio, e alcuni poliziotti e carabinieri del Ris che seguirono la pista che portò all’arresto di Massimo Bossetti.



L’inchiesta sembra essere vicina alla chiusura. Finora non sarebbe emersa alcuna prova di un comportamento doloso. Se ciò venisse confermato, la procura non potrebbe far altro che chiedere l’archiviazione del fascicolo con Massimo Bossetti che in questo caso avrebbe facoltà di opporsi al giudice del tribunale di Venezia. “L’obiettivo della denuncia di Bossetti è proprio di sapere se sono ancora utilizzabili o se qualcuno, magari interrompendo la catena del freddo indispensabile per la buona conservazione dei campioni, abbia compromesso per sempre la possibilità di effettuare dei nuovi studi sul Dna di Ignoto 1“, spiega l’avvocato Claudio Salvagni, uno dei difensori del condannato all’ergastolo.