Meluzzi sull’omicidio di Yara Gambirasio: “Io ho sempre creduto nell’innocenza di Massimo Bossetti”

Antonino Monteleone torna ad occuparsi per Le Iene Show dell’omicidio di Yara Gambirasio, in particolare della colpevolezza di Massimo Bossetti. L’ex muratore di Mapello è stato condannato definitivamente all’ergastolo per aver ucciso la giovane. Il caso è chiuso, d’altra parte c’è un’inchiesta della procura di Venezia, aperta per l’ipotesi di frode e depistaggio, che riguarda il modo in cui sarebbero state gestite le provette che contenevano il Dna dell’imputato. Per la difesa il modus operandi non sarebbe chiaro. A tal proposito, l’inviato de Le Iene affronta la questione con l’avvocato Claudio Salvagni, legale di Massimo Bossetti, il quale continua a chiedere il motivo per il quale non sia stato possibile esaminarle.



A credere nell’innocenza di Massimo Bossetti è pure Alessandro Meluzzi, psichiatra e criminologo che a proposito dell’omicidio di Yara Gambirasio vicenda ha spiegato di recente al Corriere della Sera: «Io ho sempre considerato Bossetti innocente. Per spiegare la logica cito il mio maestro Francesco Cossiga una volta mi disse: “Per incastrare le teste calde come te c’è un sistema semplice quello di caricare nella sua macchina una borsa che contiene tre chili di cocaina, ma non abbiamo più funzionari affidabili”. È una battuta, è pur vero che negli Usa il dna gioca un ruolo centrale ma solo se converge con altre prove di tipo classico».



Omicidio Yara Gambirasio: Massimo Bossetti condannato, ma non si arrende

Pur essendo stato condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti resta deciso a provare la sua innocenza. Di recente, ad esempio, ha chiesto di indagare Letizia Ruggeri, la pm che ha seguito il suo caso, perché i campioni biologici con cui è stato accusato non sarebbero stati conservati in maniera adeguata. L’ex muratore di Mapello non demorde dal giugno del 2014, quando fu arrestato in provincia di Bergamo. Da allora ribadisce che non c’entra nulla con la morte della ragazzina di Brembate di Sopra, scomparsa il 26 novembre del 2010 e trovata poi morta tre mesi dopo. Il processo sull’omicidio di Yara Gambirasio si è giocato tutto sulle analisi in laboratorio e sui video del furgoncino bianco: 711 testimoni, tre gradi di giudizio, un faldone ricco e tantissime udienze.



A novembre verranno discusse le 70 pagine della richiesta di opposizione presentata dai legali di Massimo Bossetti al foro di Venezia, competente sulla magistratura di Bergamo. I legali hanno messo in fila ciò che è accaduto dal 12 ottobre 2018 in poi. Il 26 novembre 2019 l’avvocato Salvagni chiese l’accesso ai campioni di Dna di Yara Gambirasio per esaminarli, ottenendo l’autorizzazione, senza sapere però che nel frattempo la pm aveva chiesto di spostarli. Ma a Bergamo le provette arrivarono il 2 dicembre, dodici giorni dopo. Cos’è successo? Dunque, Massimo Bossetti ha chiesto tramite il suo legale al gip di Venezia di indagare la pm con accuse pesanti, ma la strada per la revisione del processo sull’omicidio di Yara Gambirasio è in salita.