LEGAMI TRA CASO YARA E OMICIDIO SHARON VERZENI?
Non si arrende Matteo Bossetti, che continua a proclamare la sua innocenza sul caso Yara Gambirasio, come nella docuserie Netflix che tanto ha fatto discutere. Il suo ultimo spiraglio potrebbe chiamarsi Moussa Sangare, reo confesso dell’omicidio di Sharon Verzeni. La difesa dell’ex muratore, in carcere con la condanna all’ergastolo, ha una nuova strategia: far prelevare il Dna all’assassino di Terno d’Isola. Alla luce dell’ultimo delitto e di altri casi irrisolti della zona, i legali di Bossetti accendono i riflettori sui Dna rimasti ignoti, chiedendo che vengano comparati con quelli di Sangare.
L’avvocato Claudio Salvagni al Tempo definisce «interessante» l’eventuale confronto tra le tracce di Dna ignote sugli slip e leggings di Yara Gambirasio col profilo genetico dell’assassino di Sharon Verzeni. All’epoca della scomparsa della 13enne di Brembate di Sopra, ritrovata poi morta a Chignolo d’Isola nel 2011, Moussa Sangare era un adolescente.
MOUSSA SANGARE L’ULTIMA SPERANZA DI MASSIMO BOSSETTI?
«Credo che gli inquirenti dovrebbero procedere a una comparazione per cercare la verità su quelle strade rimaste inesplorate», aggiunge Salvagni. Il legale di Bossetti chiarisce che «ci sono anche 9 formazioni pilifere ignote, di cui due riconducibili alla stessa persona», oltre al «dna sottotraccia, con il mitocondriale, che non appartiene né a Yara né a Bossetti». Più semplicemente, la difesa ritiene che il confronto potrebbe fugare tutti i dubbi sul caso. Il muratore non ha avuto la possibilità di ottenere una perizia di parte sull’unica prova inattaccabile dell’indagine.
IL CASO IGNOTO 1 E DEI CAMPIONI
Ai tempi fu eseguito un accertamento tecnico irripetibile, in una fase in cui non si sapeva ancora del coinvolgimento di Bossetti, c’era solo il profilo di Ignoto 1. Emerse una corrispondenza solo parziale con Damiano Guerinoni: l’assassino era un suo parente, del ramo paterno. Dalla riesumazione del corpo di Giuseppe Guerinoni si appurò che era lui il padre dell’assassino.
Furono cercate le sue amanti e con l’esame di Ester Arzuffi, mamma di Bossetti, ci fu la svolta, perché si scoprì che era la mamma dell’assassino. I 54 campioni biologici raccolti avrebbero potuto confermare la genuinità del Dna o smentirla, ma sono andati distrutti. Gli altri profili rimasti ignoti però sono disponibili e ora l’ultima speranza di Bossetti sembra quella di dimostrare il coinvolgimento di Sangare.
Salvagni chiede che si continui a cercare la verità: «Se dalla comparazione dovesse risultare che quel dna sottotraccia fosse di Sangare, sarebbe un elemento in grado di rivoluzionare il caso e dimostrare l’innocenza di Bossetti».