Ci sono importanti novità sul caso Yara Gambirasio: si è aperto uno spiraglio per Massimo Bossetti riguardo un’eventuale revisione del processo. La difesa auspica che la sua richiesta venga accolta. «Abbiamo presentato quest’istanza ed è stata stabilita una prima verità storica. I reperti ci sono, cosa che invece una sentenza passata in giudicato aveva smentito», ha dichiarato l’avvocato Claudio Salvagni a La Vita in Diretta. Il riferimento è alla decisione della Corte d’Assise di Bergamo, che ha autorizzato l’analisi tutti i reperti. «Il 29 novembre siamo stati autorizzati a fare tutte quelle attività che abbiamo sempre chiesto da cinque anni, e che secondo noi possono dimostrare l’innocenza di Massimo Bossetti. Questa è una svolta importantissima, ma siamo al primo gradino di un percorso lungo e articolato che speriamo porti ad una revisione», ha aggiunto il legale. Il magistrato Ines Pisano ha replicato: «Per la revisione del processo ci sono regole ferree. Sono disposta a rasarmi a zero se dovesse essere accolta la richiesta di revisione, perché è necessario che emergano degli elementi che non sono in alcun modo emersi in fase processuale. E non si possono rivalutare quelli che c’erano già. Devono emergere prove nuove o prove che c’erano ma sono state scoperte dopo. Oppure, come stabilito dalla Corte Costituzionale, deve configurarsi una grave violazione delle regole di svolgimento del processo tale da comportare una lesione dei diritti della persona. Il Dna di Ignoto 1 all’epoca è stato acquisito nel rispetto di tutte le regole». In collegamento con lo studio, l’avvocato di Massimo Bossetti ha replicato: «L’estrema sicurezza di alcuni magistrati porta ad errori». Ne è nato un botta e risposta: «La Cassazione nelle motivazioni ha usato parole dure nei confronti della difesa di Massimo Bossetti, dicendo addirittura che è stata mistificata la realtà». Quindi l’avvocato Salvagni: «Abbiamo scoperto che quello che abbiamo affermato è vero, quindi la Cassazione può sbagliare. E in questo caso ha clamorosamente sbagliato». Allora il magistrato ha concluso: «La stessa difesa aveva dato atto dell’irripetibilità dell’accertamento, poi non vuol dire che il campione non esiste, ma che potrebbe essere deteriorato, quindi non corrispondente al momento in cui gli accertamenti sono stati fatti». (agg. di Silvana Palazzo)
IL CASO DI YARA GAMBIRASIO SOTTO LA LENTE, MASSIMO BOSSETTI E’ INNOCENTE?
Colpo di scena nel caso di Yara Gambirasio, la giovane 13enne trovata morta nel febbraio del 2011 nel campo di Chignolo d’Isola, poco distante dalla sua città, tre mesi dopo la sua scomparsa. Il caso è stato chiuso, o almeno così sembrava, il 12 ottobre dello scorso anno con la definitiva condanna all’ergastolo dell’unico colpevole Massimo Giuseppe Bossetti. Adesso tutto sta di nuovo cambiando per lui e per la famiglia della piccola Yara visto che, a distanza di un anno, la Corte d’Assise di Bergamo ha dato autorizzazione alla difesa di analizzare di nuovo tutti i reperti. Dalle scarpe al giubbotto e gli slip, tutto quello che indossava la bambina e le tracce di DNA intorno a cui gira il caso saranno esaminati partendo proprio dalla traccia di ignoto 1 che potrebbe essere “nascosta” al San Raffaele secondo un ex consulente della Procura di Bergamo. A Mattino5 oggi si parla di nuovo del caso visto che qualche giorno fa proprio una troupe del programma ha trovato una serie di proiettili che i Carabinieri di Treviglio hanno sequestrato subito per inviarli al Ris di Parma per essere analizzati. C’è da capire chi li ha lasciati e quando ma i colpi di scena sembrano non mancare.
GIANGAVINO SULAS: “IL DNA DI IGNOTO 1 NON E’ QUELLO DI MASSIMO BOSSETTI”
Il primo a parlare del caso, ospite di Federica Panicucci, è il giornalista Giangavino Sulas che continua a ribadire il fatto che il dna di ignoto 1 non è quello di Massimo Bossetti e che non è vero che i test non possono essere rifatti visto che ci sono delle tracce sparse in alcuni istituti italiani e anche a New York: “E’ successo, la storia è diversa ma non posso rivelarla, il fatto è che deve essere tutto riesaminato a cominciare dalla maglietta di Yara come il colletto bianco e candido nonostante la ferita e i tre mesi passati nel campo”. A lui si unisce il giornalista Giorgio Sturlese Tosi: “A caccia non si va con la pistola, quella è un’arma per la quale ci vuole il porto d’armi. Vorrei fare un appello se qualcuno ha perso quei proiettili di dirlo alla Polizia. Quello è il campo dove è stata trovata Yara, i proiettili sono stati trovati qualche giorno dopo il nono anniversario della tragedia e della notizia di Sulas, la restituzione di reperti e la scoperta di un altro team per analizzare la situazione. Sembra che sia tutto una strana coincidenza“. Venerdì mattina, il 6 novembre, qualcuno suona ai citofoni di Tele Lombardia e qualcuno lascia uno scatolone con dei reperti sequestrati a Massimo Bossetti ma su questo Carmelo Abbate non ha dubbi: “Questo è solo cinema costruito ad arte con un bravo regista, io mi tiro indietro”.