Sono state depositate le motivazioni circa la decisione della Corte di Cassazione che ha dato il via libera alla difesa di Massimo Bossetti, di poter accedere ai reperti tra cui i campioni di Dna. I legali difensori di Bossetti, l’uomo condannato all’ergastolo in tutti e tre i gradi di giudizio in quanto ritenuto il solo responsabile dell’assassinio di Yara Gambirasio, avevano presentato due ricorsi che gli ermellini, come riferisce AdnKronos, hanno definito “fondati”. Per questo motivo i provvedimento impugnati vanno “annullati con rinvio alla corte d’Assise di Bergamo” che dovrà ora fissare una udienza nella quale saranno resi noti tempi e modalità di accesso ai reperti.
Tra questi vi sono anche i numerosi campioni di Dna, considerata la prova regina usata contro il muratore di Mapello attualmente detenuto nel carcere di Bollate e che lo avrebbe incastrato dando una identità al famoso “Ignoto 1”. L’intento dei difensori di Bossetti, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini è quello di poter promuovere una eventuale revisione del processo a favore del proprio assistito previo accesso ai reperti.
CASO YARA, BOSSETTI PUÒ ACCEDERE AI REPERTI: LA CASSAZIONE
Quella dello scorso 12 gennaio è stata una sentenza definita alquanto tecnica nella quale gli ermellini ricordano come si ricorda come dal provvedimento di confisca emesso dai giudici d’assise di Bergamo “era emersa l’esistenza di provette contenenti 54 campioni di Dna estratti dagli slip (dove è stata trovata la traccia di Ignoto 1 attribuita a Bossetti, ndr) e dai leggings della vittima, nonostante la sentenza della Corte di Cassazione che aveva confermato la condanna di Bossetti avesse dato atto del totale esaurimento del materiale genetico”. Proprio questi reperti potranno ora essere finalmente sottoposti ad ulteriore analisi da parte del pool di esperti di Massimo Bossetti, come da anni richiesto dalla sua difesa. Spetterà ai giudici di Bergamo, previa udienza, stabilire le modalità di accesso. Tra le richieste della difesa dell’uomo accusato di aver ucciso Yara Gambirasio il 26 novembre 2010 a Brembate (Bergamo), oltre all’accesso ai reperti oggetto di indagini ed ai campioni di Dna vi era l’acquisizione delle immagini ad alta risoluzione effettuate dal Ris e relative ai reperti analizzati.