LA GUERRA IN MEDIO ORIENTE SI “ALLARGA”: I TIMORI PER GLI SCENARI IN YEMEN, PARLA IL VICARIO APOSTOLICO MARTINELLI

Le tensioni in Medio Oriente derivanti dalla guerra in corso tra Israele e milizie filo-IranHamas e Hezbollah – purtroppo non si fermano alla Striscia di Gaza o al confine con il Libano: anche lo Yemen è un attore centrale, seppur meno “chiacchierato”, nel vasto rischio di escalation mediorientale. Partecipe in Vaticano all’ultima fase del Sinodo sulla Sinodalità, il vicario apostolico dell’Arabia meridionale mons. Paolo Martinelli ha raccontato la sua personale testimonianza nei teatri di tensione nell’area meridionale della Penisola araba: il suo Vicariato si snoda anche su Emirati Arabi Uniti e Oman, due dei Paesi “anti-sciiti” che partecipano attivamente al tentativo dei Paesi arabi di evitare l’escalation in Medio Oriente.



Ma è dallo Yemen che arrivano le preoccupazioni maggiori, racconta il vescovo Martinelli a Vatican News: specialmente dal lato Nord, si assiste ogni giorno ad azione di disturbo degli Houthi sciiti contro Israele, con i missili lanciati verso il Canale di Suez per bloccare parte del mercato commerciale dell’area, boicottando navi israeliane e alleati occidentali. È proprio questa azione di “disturbo” costante a creare un clima di tensione ancora più grande in un Paese, lo Yemen, che è dilaniato dalla guerra civile ormai da decenni. Martinelli racconta dello sforzo di pace che la Chiesa testimonia ogni giorno con fatica ma sempre con la speranza donata dal Vangelo di Gesù: «preghiamo perché tutto ciò finisca e per ricominciare a costruire, perché si possano finalmente fare progetti di bene, di condivisione, di cammino comune». La violenza esplosa in Yemen dal 2014, con il controllo della capitale Sanaa presa dal movimento filo-Iran degli Houthi, non si è mai placata e la guerra esplosa il 7 ottobre 2023 non fa altro che soffiare ulteriore benzina sul fuoco della violenza: il vicario apostolico ritiene, come del resto il Patriarca Pizzaballa nel recente messaggio per la giornata di preghiera mondiale per la pace, che con tutta questa violenza è impossibile continuare.



MONS. MARTINELLI: “IL SINODO FA EMERGERE I PERCORSI DI BENE CONTRO LA LOGICA DELLA VENDETTA”

Serve continuare a pregare il Signore affinché possa davvero toccare il cuore di tutti in Medio Oriente, specie per chi – riflette mons. Martinelli – ha responsabilità affinché si «interrompa la logica della vendetta». È il criterio del perdono, della riconciliazione e della speranza che possono “contrastare” positivamente il letale mix di odio, violenza e vendetta: il Sinodo della Chiesa, spiega il vicario apostolico, rappresenta e incarna al meglio i percorsi di riconciliazione di pace che permettono di intravedere il bene comune.



Il vescovo dell’Arabia meridionale ritiene fallimentare la diplomazia intervenuta fino ad oggi, ma il problema è che senza un’attività diplomatica distensiva è di fatto difficilissimo instaurare un vero dialogo di pace: come spiega ancora alla stampa vaticana mons. Martinelli, serve oltre alla diplomazia dei Governi anche la testimonianza effettiva dei popoli, così da capire concretamente cosa significhi camminare insieme col contributo centrale delle religioni. Diplomazia, popolazione e appunto le fedi, veicolo fondamentale per cercare e trovare la pace: «Da noi, per esempio, c’è il compound dove sono sorte, vicine, una chiesa cattolica, una moschea, una sinagoga. Questi sono fatti, fatti di vita buona che aiutano a vedere nuove prospettive». La “sussidiarietà” di concedere alle esperienze di pace la possibilità di vivere all’interno di uno Paese, seppur martoriato come molti di quelli presenti in Medio Oriente, è l’autentica speranza che la Chiesa ricerca continuamente, contribuendo alla cultura di pace nell’intera area: in questo senso, il Sinodo può e sarà un esempio di assoluta dignità in quanto è proprio il fatto di ascoltarsi e dialogare in maniera reciproca che già testimonia la volontà di Dio nel parlare a tutti i popoli attraverso la Chiesa.