Aveva previsto l’attacco di Hamas, ora Yigal Carmon avverte: un attacco via terra da parte di Israele sarebbe un grave errore e finirebbe in trappola. L’ex consigliere anti-terrorismo dei primi ministri israeliani Yitzhak Shamir e Yitzhak Rabin ne parla a Domani, partendo dalle previsioni dei mesi scorsi. In vari report pubblicati dal think tank Middle East Media Research Institute (Memri), di cui è a capo, aveva evidenziato i segnali di un possibile attacco da parte di Hamas ad Israele. Tanti segnali facevano pensare che la guerra potesse scoppiare già a settembre. Per l’analista, l’intelligence israeliana si è affidata troppo alle informazioni segrete, trascurando quelle open source, inoltre il premier Benjamin Netanyahu ha le sue responsabilità, avendo promosso una politica di “collaborazione” col Qatar, il maggiore finanziatore di Hamas a Gaza. Ora guarda con preoccupazione all’imminente invasione via terra della Striscia. «Sto dicendo ormai ovunque che non dobbiamo assolutamente mandare le nostre truppe dentro Gaza».
Ma deve essere altrettanto chiara un’altra cosa: «Hamas deve essere sradicata. Deve sparire. Non c’è alcun dubbio. Non c’è alcun accordo possibile con loro. Nessun israeliano lo accetterebbe. È il male di cui tutti si vogliono sbarazzare una volta per tutte. Possiamo farlo? Sicuramente, ma il tema è quale sarà il prezzo di tutto questo. La questione è come farlo, non se farlo». L’attacco via terra secondo Carmon «sarebbe una trappola mortale», perché Hamas ha ricevuto finanziamenti tali da «mettere insieme un esercito di 30.000 combattenti, 30.000 assassini, un enorme arsenale di missili, strutture sotterranee di tunnel e non solo, centrali “militari” di controllo e comando». Quindi, Israele non deve entrare a Gaza, ma proseguire con i bombardamenti. «Chi vuole entrare ora, che onore vorrebbe recuperare? L’abbiamo già perso. Entrare subito a Gaza sarebbe un modo per Netanyahu e alcuni militari di riabilitarsi. E vogliono farlo attraverso una vittoria».
YIGAL CARMON “ISRAELE RITARDI OFFENSIVA VIA TERRA”
Per Yigal Carmon ci può essere una vittoria militare da parte di Israele, ma non una sostanziale. «Abbiamo già perso. Non c’è niente da recuperare. È stato un fallimento dell’intelligence, delle forze armate, di tutti», ribadisce ai microfoni di Domani. L’ex consigliere dei premier israeliani d’altra parte avverte Hamas: «Non vuole parlare di nulla fino alla fine della guerra. Pensano che così avranno una merce di scambio quando il conflitto sarà finito. Ma loro non saranno vivi dopo la guerra». Per Carmon bisogna, dunque, offrire la consegna di tutti i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. «Sfortunatamente il governo non lo sta facendo. Ma dovrebbe farlo, così i nostri ostaggi saprebbero di poter essere rilasciati, così pure le loro famiglie. Glielo dobbiamo. Se poi Hamas non è d’accordo, questa è un’altra storia».
Inoltre, per l’analista bisogna dimostrare alle famiglie degli ostaggi che Israele è disposta a consegnare i prigionieri per salvarli. Tornando al tema dell’offensiva via terra, il momento giusto è tra almeno due mesi, per proseguire con l’addestramento e i bombardamenti su Gaza. «In ogni caso l’offensiva di terra dovrebbe avvenire il più tardi possibile. Hamas ha i tunnel, ma non ha generatori di corrente sufficienti a funzionare per due mesi. Non so però che farà il governo». L’ideale sarebbe scalfire le capacità militari dei terroristi palestinesi e al tempo stesso far uscire la popolazione verso l’Egitto.
“LIBANO RISCHIA CATASTROFE SE ENTRA IN GUERRA”
Yigal Carmon non esclude un allargamento del conflitto in Medio Oriente, anzi lo teme. «Se ci fosse un allargamento che coinvolgesse il Libano, sarebbe una catastrofe. Israele ha già detto che se Hezbollah entrasse in guerra con noi, il Libano sarebbe ridotto all’età della pietra». Sarebbe, quindi, la fine del Libano. Ma il timore dell’analista è che Hezbollah entri comunque in guerra se l’Iran chiedesse loro di farlo. L’unico deterrente in tal senso è rappresentato dagli Usa: «Sono stati grandi a dire loro “noi siamo qui se voi entrerete”». In Cisgiordania prevale, invece, la paura. «Vede che Israele cerca una vendetta, così lo percepiscono loro, ma in realtà è solo la volontà di eliminare un pericolo per il Paese. Saprebbero che se fossero coinvolti direttamente anche loro, sarebbe una catastrofe».
Carmon precisa che ordinare l’evacuazione dei palestinesi non è un crimine di guerra, perché consente loro di salvarsi la vita e di poter tornare poi a Gaza senza Hamas. «Chi sta commettendo crimini di guerra è Hamas che li usa come scudi umani. In cambio di un finanziamento dagli Stati Uniti, l’Egitto li lascerebbe entrare». Infine, provando a dare uno sguardo al futuro, dopo Hamas a Gaza non dovrebbero esserci elezioni, ci vorrebbe invece «un governo nominato dalla comunità internazionale».