Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky nel leggere sul Fatto Quotidiano lo ‘start’ del nuovo Governo Draghi non lesina critiche tanto alla scelta di una composizione così variegata, quanto alla stessa politica che è giunta ad una stagione così intricata: «Governare implica assunzione di limiti e responsabilità comuni. Non si può stare nella maggioranza strumentalmente, per approfittare della posizione acquisita e sabotare l’istituzione di cui si fa parte. Chi lo fa – e abbiamo avuto e probabilmente ne avremo esempi – è un devastatore istituzionale».
Il riferimento è indiretto ma chiarissimo sui “due Mattei”, prima Renzi e oggi Salvini: per il costituzionalista «La forza d’un governo dipende dalla coesione. Se in tanti entrano al governo senza rinunciare alle loro scorribande e intendono compierle a partire da lì per acquisire potere e consenso e promuovere a ogni costo gli interessi particolari di cui sono mandatari, il governo nasce tarlato fin dall’inizio». A Zagrebelsky non piace affatto che nella composizione del Governo Draghi «nessuno abbia detto a qualcuno, in nome della coesione, no, tu no».
ZAGREBELSKY BOCCIA IL GOVERNO TECNICO
Insomma, la critica parte contro Lega e Italia Viva ma finisce contro Draghi e Mattarella che avrebbero dovuto dire «no» a quei «devastatori istituzionali»: nel corso dell’intervista sul Fatto Zagrebelsky sottolinea il valore attuale di un’operazione di emergenza che giunge dopo il fallimento sostanziale della politica. Ancora il professore, riferendosi all’avvento di Mario Draghi «Quando i partiti sono degradati e i politici che provengono dai partiti sono visti come politicanti, i tecnici appaiono una risorsa. Ma dire che non sono anch’essi “politici” è una sciocchezza. Spesso sono iper-politici e, proprio per questo, sono chiamati a governare». Una conseguenza di una carenza di comunità nazionale da un lato e il risultato del “togliersi” responsabilità davanti a gravi emergenze: così viene visto il Governo tecnico da Gustavo Zagrebelsky che conclude «Ciò che mi pare preoccupante è il coro di coloro che si rallegrano per il futuro: finalmente via “le scorie della costituzione materiale”. Così, quella che è stata un’operazione d’emergenza viene ad assumere il valore di paradigma per il futuro. Il che mi pare un’operazione che incide sullo spirito pubblico in senso più oligarchico che democratico».