Una scelta quasi storica quella avvenuta nelle scorse ore negli Stati Uniti, dove il senato americano ha confermato Zahid Quraishi come primo giudice federale distrettuale di fede musulmana della storia degli Usa. “Quraishi sarà il primo musulmano americano nella storia degli Stati Uniti a servire come giudice federale”, le parole del leader della maggioranza in senato, Chuck Schumer, poco prima delle operazioni di voto. Figlio di immigrati provenienti dal Pakistan, Quraishi ha alle spalle una carriera di magistrato nel New Jersey, e ora la storica “promozione” a giudice federale americano.
La decisione è giunta nella giornata di ieri “Dobbiamo espandere non solo la diversità demografica, ma la diversità professionale – ha continuato Schumer nell’applaudire la decisione di ‘eleggere’ Quiraishi – e so che il presidente Biden è d’accordo con me su questo, e questo sarà qualcosa che mi prefiggerò di fare”. Stando al leader della maggioranza in Senato, il neo-giudice federale sarà un “potente” esempio di questo nuovo clima che si respira da quando il presidente Biden ha preso il posto dell’ex commander in chief, Donald Trump, decisamente di diverse vedute rispetto al Dem.
ZAHID QURAISHI, UNA STRAORDINARIA CARRIERA
Dick Durbin, senatore democratico, è intervenuto in aula prima del voto spiegando che Quraishi ha “avuto una straordinaria carriera nel servizio pubblico” aggiungendo che è “il figlio di immigrati pakistani”. Del neo-giudice federale degli Stati Uniti ne aveva parlato la Casa Bianca lo scorso mese di marzo, quando aveva annunciato la sua nomina, spiegando che “ha prestato servizio come assistente procuratore degli Stati Uniti presso l’ufficio del procuratore per il distretto del New Jersey dal 2008 al 2013. Prima di entrare nell’ufficio del procuratore ha servito come assistente capo consigliere presso il Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti. Ha anche lavorato come procuratore militare e ha raggiunto il grado di capitano nel corpo dell’avvocato generale dell’esercito degli Stati Uniti, schierandosi in Iraq a sostegno dell’operazione Iraqi Freedom nel 2004 e nel 2006”.