Il governatore della regione Veneto, Luca Zaia, ha tenuto la consueta conferenza stampa dalla sede della Protezione civile di Marghera, e nell’occasione ha puntato il dito nei confronti delle scene vistesi nella giornata di ieri in numerose città italiane: «Ho visto uno spettacolo immondo – le sue parole riportate dall’agenzia Ansa nonostante la crisi, il collasso della sanità, non si sono fermati i serpentoni ad Asiago, l’assalto alle città». E ancora: «ll sindaco di Treviso ha dovuto transennare la città ieri pomeriggio: ai varchi si sono contate 50 mila persone quando nel centro vivono in 8.500 e 80 mila in tutto il comune. È un mondo vomitevole – ha ribadito – è una cultura strisciante e non imperante secondo la quale questo è il virus dei vecchi e che se la vedano loro». Zaia ha espresso i propri dubbi anche sulla riapertura delle scuole prevista per il prossimo 7 gennaio: «Mentre la Germania sta per decidere un lockdown totale noi pensiamo di aprire le scuole dal 7 gennaio. Se non viene garantita la sicurezza ho l’impressione che andiamo a farci male».



ZAIA: “SCUOLA IN PRESENZA MA CON QUADRO EPIDEMIOLOGICO SICURO”

«La scuola deve essere in presenza – ha aggiunto Zaia – ma in un quadro epidemiologico sicuro perché tutte le indagini epidemiologiche internazionali ci dicono che il rischio di contagi avviene proprio anche con i bambini a scuola e poi trasmettono in virus in famiglia». Il Veneto resta una delle regione più infette degli ultimi giorni, e nelle ultime 24 ore sono stati scoperti 2.829 nuovi casi, con l’aggiunta di 26 vittime. Numeri che sono in particolare aumentati nelle ultime settimane, in controtendenza con altre regioni: «Nonostante la zona gialla – aveva detto ieri Zaia al Corriere della Sera – io ho adottato un’ordinanza che chiudeva le grandi e medie strutture di vendita al sabato, tutti i negozi alla domenica e imponeva un cliente ogni 20 metri quadrati. Ma il punto è che il Veneto, come le altre regioni, ha accettato la classificazione nazionale. Fatta non dal circolo della scopa, ma dall’Istituto superiore di sanità retto dal professor Brusaferro, che gode della mia stima». Quindi il governatore ha concluso e ribadito: «Oggi per alcuni il Covid è un problema dell’ospedale, è la parte triste della vicenda e poi diciamolo: c’è una cultura strisciante e ripugnante secondo cui questa è la malattia degli anziani. Ma gli over 70 hanno il diritto di vivere come tutti».

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