Che Andrea Crisanti e Luca Zaia siano ai “ferri corti” ormai è cosa nota da diversi mesi dopo l’ottima gestione in tandem della prima ondata di emergenza Covid-19 in Regione Veneto: ma il “caso” ora esplode dopo che nell’ultimo libro di Bruno Vespa è riportata una lettera – finora rimasta segreta – della direttrice della Prevenzione della Regione, Francesca Russo, che stronca la ricostruzione fatta dal virologo Crisanti sulla rivista “Nature” del complesso caso Vo’ Eugeneo (in sintesi, il tamponamento di massa che ha evitato l’espandere eccessivo del coronavirus nei primi stadi a febbraio). Oggi sul Gazzettino è lo stesso Vespa a ricostruire l’origine dello scontro tra Regione Veneto e Crisanti, giunto a metà febbraio alla cattedra di microbiologia e virologia all’università di Padova, dirigendo il laboratorio dell’ospedale cittadino tra i centri di massima ricerca europea. Prima la mancata informazione sul tamponamento per tutti i cittadini veneti di rientro dalla Cina con la Regione tenuta all’oscuro, poi però il chiarimento tra Zaia e Crisanti consente il finanziamento di ulteriori 150mila euro per la ricerca di Crisanti sul caso Vo’. A giugno però il microbiologo racconta su “Nature” il successo di quell’operazione per la scelta di cui si “intesta” la paternità.



ZAIA-CRISANTI, L’ORIGINE DELLO SCONTRO

Ma è Vespa oggi sul suo libro a ristabilire quanto sarebbe davvero successo: a fine febbraio, nel pieno della pandemia appena esplosa, Crisanti avrebbe chiamato il Governatore Zaia dicendo «Lei con i tamponi a tutta la popolazione di Vo’, ha fatto una cosa unica al mondo. Mi finanzia una ricerca epidemiologica per rieseguire tutti i tamponi alla fine della quarantena?». Zaia non solo accetta ma vede di buon occhio quella proposta e la sostiene in tutto e per tutto; ora però emerge quella lettera della dottoressa Russo in cui l’ira per la ricostruzione inesatta di Crisanti si fa palese «La pubblicazione di Crisanti ha alterato i fatti, distorcendo la realtà e mistificando quanto è accaduto a Vo’. Tutte le decisioni rilevanti su come affrontare il focolaio hanno avuto origine dall’Ospedale di Schiavonìa, dove sono stati ricoverati i primi due pazienti residenti a Vo’ positivi per Sars-CoV-2, e sono state assunte dal Presidente della Regione del Veneto di concerto con la Direzione Prevenzione e Sanità Pubblica della Regione e con le autorità sanitarie dell’ Azienda Ulss 6 Euganea. Tutto questo è accaduto ancor prima che lo studio di Vo’ fosse concepito». Toni molto duri (forse anche per questo non era stata pubblicata finora, ndr), con la Russo che aggiunge inoltre – sempre nelle anticipazioni del libro di Bruno Vespa «l’ effettuazione dei tamponi è iniziata dopo che l’ Ospedale era già stato evacuato e dopo che fosse disposto l’ isolamento e il lockdown del Comune di Vo’. Inoltre, il lockdown era ancora in corso al momento del secondo campionamento». Infine, l’affondo del Veneto contro il suo ormai ex “alleato” nella lotta al Covid: «Il caso di Vo’ ha avuto un impatto strategico minimo sull’approccio della Regione del Veneto nell’affrontare l’ epidemia, dal momento che conta, finora, solo 5 morti e 83 casi positivi nel comune mentre altri focolai sono simultaneamente scoppiati in comunità molto più grandi e la strategia di testing and tracing era già in atto».

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