Tra le tante conseguenze della conquista del potere da parte dei talebani in Afghanistan c’è anche il rischio per gli atleti di non poter partecipare alle Paralimpiadi Tokyo 2020 che cominceranno settimana prossima e che avrebbero visto in gara anche Zakia Khodadadi, che sarebbe stata la prima donna dell’Afghanistan in gara alle Paralimpiadi. Un segnale importante per la condizione femminile in Afghanistan, a maggior ragione per le donne affette da disabilità: l’avanzata dei talebani però rischia di bloccare la presenza di tutti gli atleti paralimpici dell’Afghanistan a Tokyo 2020, compresa naturalmente Zakia Khodadadi, la cui posizione è ancora più delicata in quanto donna. La capitale Kabul è caduta in mano ai talebani e Zakia, che pratica il taekwondo, arte marziale coreana nella quale l’azzurro Vito Dell’Aquila ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi, è bloccata in città. Zakia Khodadadi chiede aiuto perché il suo sogno non svanisca, ma anche e soprattutto perché la sua vita e quella dei suoi familiari venga salvata: “Mi trovo in una situazione paradossale. Da un lato, quattro anni di duro lavoro per raggiungere le Paralimpiadi e tutto d’un tratto, sembra tutto svanire nel nulla”, sono le sue parole riportate dalla rivista Vanity Fair.
ZAKIA KHODADADI, PARALIMPIADI A RISCHIO PER LA PRIMA DONNA AFGHANA
Zakia Khodadadi vorrebbe andare alle Paralimpiadi, ma sa che in questo momento non è solo la partecipazione a Tokyo 2020 ad essere in pericolo: “Mi sono allenata duramente per quattro anni per raggiungere il mio sogno e al momento non ho nemmeno la sicurezza della mia vita, figuriamoci di partecipare alla competizione. Non c’è nessuno in questo grande mondo che mi possa aiutare? Ho attraversato alti e bassi per raggiungere questo traguardo, ho lavorato giorno e notte e fatto moltissimi sacrifici”, è l’appello di Zakia. Essere una donna che pratica taekwondo potrebbe metterla ancora di più nel mirino dei talebani e comprensibilmente Zakia Khodadadi ha paura: “Tutte le mie foto e i miei video sono diffusi nel mondo virtuale e mi aspetto che possa accadere qualcosa a me e alla mia famiglia in qualsiasi momento. Questo è l’apice della paura e del panico. La mia partecipazione alle Paralimpiadi di Tokyo non è solo un mio desiderio. Darebbe una rinnovata speranza a tutte le donne afgane e le motiverebbe a crescere e lottare per i nostri obiettivi spinte dalla forza del nostro talento”. Zakia però non vuole arrendersi, è una combattente e lo dimostra anche nel suo appello: “Vedo tutta la mia gente distrutta nel fuoco della guerra. Voglio combattere attraverso la mia disciplina sportiva per loro per dimostrare che lo sport vince su tutto. Ho inseguito il mio sogno per oltre nove anni e non mi fermerò mai. Aiutate me e la mia famiglia. Portateci in un posto sicuro e io mostrerò al mondo intero il mio talento, spinta dalla forza di Dio”.