Non è tardata ad arrivare la replica di Francesco Zambon a Ranieri Guerra dopo l’intervista rilasciata da quest’ultimo ieri a La Verità. Il vicepresidente vicario dell’Oms ha sostanzialmente preso le distanze dalle accuse che gli sono state mosse contro, da un suo presunto coinvolgimento nel ritiro del report firmato dal ricercatore veneziano al mancato aggiornamento del piano pandemico. Per questo Zambon ha preso carta e penna e scritto una lettera al quotidiano, precisando che la questione del rapporto Oms «non è il risultato di una diatriba tra due membri dell’Organizzazione». In primis, ribadisce che Guerra si è contraddetto più volte sulla censura del rapporto, visto che in una chat WhatsApp con Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, afferma testualmente: «Ho fatto ritirare quel maledetto rapporto». Inoltre, quando è stato ritirato per far sparire il famoso “China box”, il documento è stato corretto e preparato per la nuova pubblicazione, che però non è avvenuta. «Subito dopo il ritiro, è lo stesso Guerra ad accertarsi che il rapporto venga fatto sparire da siti esterni all’Oms». Alla fine quel report non è mai stato ripubblicato. Inoltre, per Zambon si è contraddetto anche nelle sue valutazioni. Lo ha giudicato irrilevante nell’intervista a La Verità, ma a Non è l’Arena di Massimo Giletti in dicembre spiegò che il lavoro era «pregevole». Inoltre, al direttore generale Tedros Ghebreyesus parlò di «buon valore tecnico intrinseco».

ZAMBON, OMS E LE ILLAZIONI SUL FINANZIAMENTO

Francesco Zambon, dunque, accusa ora Ranieri Guerra di cambiare troppo spesso direzione. Ma ci tiene anche a respingere «l’illazione secondo cui l’intero finanziamento del Kuwait a favore dell’Italia – 5 milioni di dollari – sia stato ritirato “per le problematiche legate a Zambon”». Il ricercatore nella sua lettera a La Verità ci tiene a chiarire che lui ha evidenziato le criticità, ma non sono affatto legate a lui, anzi la parte di finanziamento sotto la sua responsabilità è stata implementata. «Una volta emerso lo scandalo, qualcuno ha avuto l’idea di stornare la somma spesa per realizzare il rapporto con altri finanziamenti per non irritare il Kuwait». Ma il ricercatore afferma che quando ha dato le sue dimissioni a fine marzo, il rapporto risultava ancora pagato dal Kuwait. Peraltro, lui il 28 maggio 2020 avrebbe allertato il direttore generale dell’Oms riguardo possibili problemi col Kuwait se le «problematiche» non fossero state risolte, senza però ricevere alcun riscontro. Rivendica, quindi, il supporto di Transparency International e 40 organizzazioni della società civile, tra cui quelle con esperienza nella tutela dei whistleblower, i quali hanno inviato all’Assemblea Mondiale della Sanità una lettera in cui condividono le sue preoccupazioni sulla vicenda e chiedono maggiore trasparenza all’Oms.

“OMS? CONFLITTI DI INTERESSE E DINAMICHE DI POTERE…”

La vicenda del report Oms, dunque, per Francesco Zambon non è una diatriba personale, ma invece il sintomo di un problema all’interno dell’Organizzazione mondiale della sanità. Nella lettera a La Verità il ricercatore parla esplicitamente di «disfunzione organica dell’Oms». Parla anche di «conflitti di interesse, dinamiche di potere distorte, disegni comunicativi fallaci, prevaricazione di interessi e relazioni personali sul bene comune, fallimento dei meccanismi di controllo interni». Il vero problema per Zambon è la «mancanza di indipendenza dell’Organizzazione deputata a tutelare la salute di tutti i cittadini del mondo», che se non è esente da influenze esterne non può quindi rispondere al suo mandato. Non può dare le risposte di cui abbiamo bisogno. Non a caso, spiega Zambon, non è mai stato elaborato un documento sulla prima risposta della Cina al Covid.