Il campionato di Serie A va sospeso, anzi no. La sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa ha prima lanciato l’allarme, poi rettificato, costringendo il ministro dello Sport a intervenire. “I protocolli che abbiamo sottoscritto parlano chiaro. Quando c’è un numero di positivi così alto, non si può che fermare il campionato”, aveva dichiarato Zampa a Radio Capital in mattinata. Le sue parole partono da un presupposto: la grande del focolaio. “Quando c’è un numero di positivi così alto, non si può che fermare il campionato. I positivi non sono in grado di giocare, e possono contagiare altre persone”, aveva aggiunto. Inoltre, aveva precisato che “nessuno al momento sta facendo pressioni su di noi”. Dopo qualche ora, Zampa ha fatto retromarcia in una nota: “Nel corso della mia intervista a Radio Capital ho detto che, in base al Protocollo sottoscritto dalla Federazione Italiana Gioco Calcio, i giocatori positivi al Covid-19 non possono giocare fino a quando non risulteranno negativi al tampone. Questo non significa che la Serie A vada sospesa. Saranno poi la FIGC e le Società calcistiche a decidere sui destini del massimo campionato: se facendo recuperare partite alle squadre che non potranno giocare o mettendo in campo eventuali riserve”.



ZAMPA “SERIE A VA SOSPESA”, POI RETTIFICA. INTERVIENE SPADAFORA

Dopo le parole della sottosegretaria Sandra Zampa, è intervenuto il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, che – intercettate da LaPresse – le ha definite “avventate”. Inoltre, ha precisato che “non ci sono le condizioni per fermare il campionato”. Su questa vicenda è intervenuto anche il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri: “In caso di più calciatori positivi va fatto un passo indietro, stabilizzare la situazione e ripartire”. Sileri ha ribadito che la decisione di fermare il campionato di calcio. “Quindi parlo da medico. Se hai una squadra di calcio con molti giocatori positivi quella squadra farà fatica a giocare, ma quello che mi preoccupa è l’eventuale positività di altri giocatori di altre squadre, perché sebbene dubito che il contagio possa avvenire in campo con facilità perché il contatto lo hai mentre giochi”. Per Sileri sono più preoccupanti i contatti “conviviali”, come nello spogliatoio. “Quindi se troviamo dieci giocatori positivi da una parte, cinque dall’altra, faccio fatica a pensare ad un campionato aperto”.

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