Alessandro Zan, primo firmatario dell’ormai celebre Ddl che porta il suo nome, è intervenuto nel corso di una diretta Instagram sul profilo di Fedez sulla questione dell’identità di genere. Una chiacchierata nel corso della quale l’esponente del Partito Democratico ha fornito la precisa definizione del concetto di identità di genere: “È la percezione profonda, precoce e strutturata del proprio genere. Sin da quando siamo bambini percepiamo qual è il nostro genere. Alcuni bambini e bambine, però, lo percepiscono diverso da quello che è il loro sesso biologico: bisogna dunque aiutarli in un loro percorso di transizione perché si ritrovano con un genere che non corrisponde al loro sesso di nascita e i genitori oggi sono molto più sensibili questa tematica. È un diritto umano!”.
Sulla proposta di mediazione avanzata dalla Lega, che vuole togliere il concetto di identità di genere, Zan ha sottolineato che, a suo giudizio, l’obiettivo del partito del Carroccio è quello di discriminare ulteriormente il gruppo sociale dei transgender. “Come posso avallare una mediazione che toglierebbe un pezzo di umanità della legge? Non è una legge su prosciutti e verdure un tanto al chilo! Ogni parola che togli e aggiungi ha una ricaduta pesantissima sulla vita delle persone”.
ALESSANDRO ZAN, VIDEO: LA FRASE CHOC SUI BAMBINI
Le esternazioni effettuate da Alessandro Zan sull’identità di genere e sui bambini esortano quantomeno alla riflessione. Il deputato del Pd ha affermato, come detto sopra, che occorre accompagnare i più piccoli nel loro percorso di transizione: ma chi può veramente garantire che questi bambini stiano affrontando una crisi connessa alla loro identità di genere e vogliano intraprendere questo percorso di cambiamento? Il rischio di garantire tale margine d’azione sui minori potrebbe essere quello di influenzarne le scelte, indirizzarne il cammino.
Un ragionamento che pare in totale idiosincrasia con taluni limiti presenti nel Belpaese: ad esempio, il diritto di voto lo si acquisisce soltanto al raggiungimento della maggiore età. Come si può dunque pensare che a cinque anni si possiedano le facoltà mentali, ma soprattutto la piena consapevolezza delle proprie convinzioni e delle proprie scelte? E ancora: se i genitori del minore si opponessero a questo “percorso di transizione”, con la legge Zan diverrebbero penalmente perseguibili?