L’atleta Zane Robertson è stato squalificato dal tribunale sportivo della Nuova Zelanda per doping, ma a far notizia non è il fatto che non può gareggiare per otto anni, bensì l’incredibile giustificazione che ha dato alla sua violazione. Il corridore, infatti, si è difeso spiegando di essersi recato in una struttura medica in Kenya per ricevere il vaccino contro il Covid e di essere stato trattato con un prodotto che prevedeva la somministrazione di EPO. A sostegno della sua versione, l’atleta neozelandese ha prodotto le dichiarazioni giurate di alcuni medici kenioti, note ospedaliere, un rapporto ospedaliero e una testimonianza di un detective keniota, sostenendo che da parte sua non vi è stata «alcuna colpa o negligenza».



Ma la Drug Free Sport New Zealand (DFSNZ), che si è opposta a Zane Robertson in tribunale, ha evidenziato «l’implausibilità clinica» della sua teoria. Dalla sentenza emerge che la DFSNZ ha presentato in tribunale tra le prove le dichiarazioni del vicepresidente del centro medico che l’atleta dice di aver frequentato, il quale ha affermato che a Robertson non è stato somministrato EPO, che non si è recato nella data presunta e che le note mediche da lui esposte non sono state generate presso la struttura. Inoltre, ha affermato, riguardo i due medici che lo avrebbero curato, che uno è un tecnico di laboratorio e l’altro non lavorava presso la struttura. Pertanto, DFSNZ sostiene che Robertson abbia presentato documenti falsi e testimonianze false.



“DOPING? POSITIVO A EPO PER VACCINO COVID…”

Zane Robertson – detentore del record neozelandese di maratona, mezza maratona e 10 km su strada – è risultato positivo all’eritropoietina, sostanza comunemente nota come EPO, durante una gara a Manchester, in Inghilterra, lo scorso maggio. Si tratta di un ormone prodotto naturalmente dai reni che controlla la formazione dei globuli rossi. Se somministrato agli atleti, può aumentare la quantità di ossigeno fornita ai muscoli, migliorando il recupero e la resistenza. Nella fattispecie, al 33enne è stata comminata una sospensione di 4 anni per il test positivo e un’ulteriore sospensione di 4 anni dopo che il tribunale sportivo ha stabilito che aveva «cercato di sovvertire il processo di controllo del doping», smontando la teoria che lo legava al vaccino Covid. Il direttore generale della DFSNZ, Nick Paterson, ha commentato la sentenza definendo le azioni di Zane Robertson «profondamente deludenti». Inoltre, ha sottolineato che «minano gli alti livelli di integrità sportiva che ci aspettiamo dagli atleti che rappresentano il nostro Paese». In seguito alla sentenza del tribunale, Robertson non potrà competere in sport agonistici né allenarsi fino al settembre 2030 e il suo risultato nella Great Manchester Run di maggio sarà cancellato.

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