Il professore Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano, intervenendo ieri sera alla trasmissione Cartabianca su Rai3 ha tentato di fare chiarezza ancora una volta sulla questione del “virus clinicamente morto”. “Il virus clinicamente morto, espressione sulla quale ho fatto mea culpa, probabilmente stonata nel modus ma nel significato la ribadisco e poi se volete attualizziamo i numeri di oggi e vi dimostro il perché”, ha esordito in collegamento con il programma condotto da Bianca Berlinguer. Secondo Zangrillo, ampiamente criticato nei mesi scorsi per la sua espressione, non sarebbe stata proprio questa a indurre i vacanzieri “a fare di tutto e di più mentre il resto dell’Italia cercava di essere più controllato”. Ed ha aggiunto: “C’è un Comitato tecnico scientifico che aveva gli strumenti per dire che le discoteche non andavano riaperte”. Durante il suo intervento in tv, il prof Zangrillo ha ricordato di aver sempre invocato il buonsenso: “se poi qualcuno va in discoteca senza mascherina e fa quello che è facile fare in un locale di divertimento senza le dovute precauzioni che io ho sempre invocato credo non sia colpa mia”, ha proseguito.
ZANGRILLO INTERVIENE A CARTABIANCA
Zangrillo non ci sta ad essere il capro espiatorio ed ha invitato a guardare avanti cercando di dare “suggerimenti attuali”: è quanto dichiarato nel corso del suo intervento a Cartabianca, replicando alle critiche. “Guardiamo avanti e cerchiamo di dare suggerimenti attuali e per il futuro. Il 25% degli abitanti di Manhattan sono venuti a contatto con il virus e hanno gli anticorpi: non credo che la mia risonanza abbia varcato l’Oceano e abbia alimentato questo modus verso l’inevitabile contagio”, ha concluso. Zangrillo ha poi espresso la sua opinione sulla modalità di fare tamponi “in modo non finalizzato”: “può farci correre il rischio di perdere di vista altri elementi fondamentali, ossia il monitoraggio clinico dei pazienti”, ha commentato. A suo dire ciò che è fondamentale è “sorvegliare, tracciare, e fare tamponi dove servono per evitare che un focolaio si intenda”. A tal proposito ha ritenuto fondamentale incrementare l’attenzione nelle scuole: “dobbiamo essere attenti a monitorare gli insegnanti, il personale di servizio, amministrativo, e poi tutto quello che contribuisce a rendere la socialità del Paese attiva e viva come un tempo”.