L’addio di Nicolò Zaniolo alla Roma è stato a dir poco burrascoso. Dopo il tira e molla sul rinnovo del contratto, lo scorso gennaio ha lasciato il club giallorosso e si è trasferito al Galatasaray, in Turchia. Da eroe della Conference League, il trequartista 23enne è stato dipinto come un traditore. Ma Zaniolo ha deciso di rompere il silenzio e raccontare pubblicamente la sua versione. «Potrei parlare ore di promesse non mantenute. Mi dicevano che ero una punta di diamante, invece sono sempre stato considerato solo una plusvalenza», ha raccontato alla Gazzetta dello Sport.
L’ex calciatore giallorosso parla di colloqui per due anni nei quali gli dicevano che il nuovo contratto era pronto. «A gennaio dell’anno scorso avrei firmato a poco più di quello che guadagnavo, perché a Roma stavo bene e sapevo che c’erano problemi col Financial Fair Play». Ma le cose non sono andate come si aspettava. «Dopo tante chiacchiere mi sono stufato. Se io devo riflettere sul mio addio, penso che debbano farlo anche altri», ha aggiunto Nicolò Zaniolo, lanciando una frecciatina alla Roma.
ZANIOLO “LE COSE SI RIMETTONO A POSTO…”
Ma non è solo la vicenda del mancato rinnovo a pesare per Nicolò Zaniolo. Il 23enne ha parlato anche del modo in cui è stato trattato dai compagni di squadra quando ha deciso di trasferirsi al Galatasaray. «Sono rimasto deluso da quasi tutti (i miei ex compagni, ndr). Non faccio nomi, ma dicevano che eravamo come fratelli e poi non mi hanno neppure salutato», lo sfogo alla Gazzetta dello Sport. Parole dure che potrebbero forse influire anche sull’ambiente della Nazionale se il ct azzurro Roberto Mancini decidesse di riconvocarlo, ma non per Zaniolo: «Non credo ci saranno problemi. Forse qualcuno può avere delle difficoltà con me, io non ne ho. Chi ha la coscienza sporca lo sa». Nella lunga intervista ha parlato anche del terrore vissuto da lui e dalla sua famiglia nei giorni in cui aveva rifiutato l’offerta del Bournemouth ed era stato messo alla berlina dalla Roma.
«È una cosa che mi è dispiaciuta tantissimo. (…) Essere definito in quel modo (traditore, ndr) è stata una brutta batosta». In realtà, c’erano anche altre proposte, ma i tifosi si sono infuriati quando è uscita la notizia del no al club inglese. «Alcuni mi hanno inseguito con la macchina, altri sono venuti sotto casa. Io e la mia famiglia ci siamo spaventati anche perché ci siamo sentiti soli. Era gente arrabbiata, con cui non si poteva parlare. In quei giorni ho spento anche il cellulare perché arrivavano pure brutti messaggi». Infine, Nicolò Zaniolo si è detto fiducioso del fatto che il tempo sistemerà le cose, perché «la verità verrà fuori. Le cose si rimettono a posto. Dove c’è odio c’è anche amore».