LA CORSA DELLA LEGA VERSO LE EUROPEE CON ID: PARLA IL CAPOGRUPPO MARCO ZANNI
Marco Zanni è l’artefice di tutte le principali battaglie compiute dalla Lega e dalla famiglia europea dei sovranisti di “Identità e Democrazia” in questi anni di dura opposizione alla presidenza Von der Leyen: federatore e organizzatore della recente kermesse di Salvini a Firenze con i leader alleati in vista delle prossime Elezioni Europee 2024, l’ex grillino rilancia nella lunga intervista a “La Verità” i temi chiave per riuscire a raggiungere l’obiettivo di incrinare gli equilibri di una maggioranza Ue ancora tutta da costruire per il prossimi 5 anni. «Facciamo paura in Ue, questo progetto sconvolge gli equilibri di potere che hanno retto l’Unione in tutti questi anni», sottolinea il capogruppo di Id al Parlamento Europeo.
L’Europa dei vincoli, dei patti al ribasso, dell’austerità deve essere abbandonata con la prossima maggioranza post-Elezioni, anche se non sarà facile ribadisce l’europarlamentare della Lega: a chi però considera gli alleati in Id come inaffidabili e addirittura pericolosi, Zanni risponde così «Noi abbiamo costruito un progetto di lungo termine che reputiamo vincente. Abbiamo grandi delegazioni di grandi Paesi: una al governo in Italia. La seconda ha grandi prospettive in Francia. La terza, se risolve alcuni aspetti interni, può averla in Germania». Dalle case green ai motori endotermici, dal packaging fino ai complessi schemi di regolamento stringenti: le battaglie di Lega e Id in Europa puntano a costituire un nuovo Centrodestra che guardi al modello italiano, come rivendica da tempo ormai il leader Matteo Salvini. Resta non semplice con Forza Italia nel PPE (che continua a dirsi aperto alla Lega ma non agli alleati da Le Pen a Wilders e Afd) e con Fratelli d’Italia nei Conservatori-Ecr: davanti a chi propone in questi giorni (su tutti Macron, ndr) il nome di Mario Draghi come prossimo Presidente della Commissione Ue, Zanni replica secco «assolutamente no. La partecipazione al suo governo, così strano, ci è costata molto in termini di consenso e non avrebbe senso sostenerlo, peraltro rinunciando ad un commissario forte di una connotazione molto più politica. Peraltro, Draghi avrà sicuramente molte doti, ma non quella della politica. Bisogna scendere a compromessi e fare accordi. Cosa che lui non è in grado di fare o comunque non vuole fare».
ZANNI (LEGA-ID): “IL NUOVO PATTO DI STABILITÀ NON VA BENE. SUL MES…”
Nei giorni caldi delle riunioni all’Ecofin e al Consiglio Ue sulla riforma del nuovo Patto di Stabilità e Crescita il gruppo di Identità e Democrazia non nasconde la preoccupazione per un accordo che rischia di peggiorare le regole rispetto al già insufficiente e stringente Patto sospeso dopo l’inizio del Covid. Secondo Marco Zanni ripresentarsi nel 2024 con il vecchio Patto legato ai vincoli stringenti è solo un modo di “frenare” chi vuole cambiare davvero l’Europa, come rivendica la Lega: «Sta venendo meno il ruolo di ammortizzatore delle banche centrali nell’acquisto del debito pubblico. Tutti parlano di transizione digitale, energetica, ambientale come della più grande trasformazione industriale. Saranno necessari centinaia di miliardi di investimenti. Come faranno gli Stati a tirar fuori tutti questi soldi? Non dovranno tagliare solo la spesa ma anche gli investimenti».
Da questo punto di vista Zanni e il gruppo Id giudica positivo il desiderio di cambiamento che quasi tutti ormai in Consiglio Ue puntano per cambiare il Patto di Stabilità, il punto è capire come verrà raggiunto tale intesa ormai prossima: «Il motore deve essere la crescita. Le proposte devono essere anticicliche. Non pro cicliche», spiega ancora a “La Verità” il capogruppo leghista in Europa che dunque giudica il nuovo Patto come ancora troppo legato alla vecchia impostazione austera, «nella nuova vi sono meccanicismi auto applicanti che lascerebbero meno spazi ad una negoziazione di buon senso fra Stato e Commissione; cosa invece possibile nella prassi attuale». Insomma, per Zanni il nuovo Patto rischia paradossalmente di essere ancora più rigido del precedente e anche per questo il Governo Meloni lavora per provare a cambiarlo fino all’ultima riunione, ponendo il tema Mes come “arma” di negoziazione: «La preoccupazione che intendano scaricare il marcio dei bilanci sul conto europeo è evidente. La loro fretta è sospetta. Da questo si capisce quanto l’Unione europea sia davvero incapace di guardare al futuro. Il dibattito e le energie sono assorbiti da uno strumento vetusto ed inutilizzabile». In definitiva, per Zanni il pressing su Mes e Patto di Stabilità punta ad unica origine legata alle volontà dei gruppi di potere che guidano l’Europa: «ai nostri avversari interessa uno strumento di controllo e di coercizione per un governo che fa a loro molta paura».