Si chiama Zanubrutinib (denominazione commerciale “Brukinsa”) il nuovo farmaco che si è rivelato efficace nella lotta contro due tipi diversi di linfomi non-Hodgkin, quali il linfoma MZL (della zona marginale) e il linfoma FL (follicolare), per i quali peraltro non si dispone di un elevato numero di trattamenti. Ma come si è giunti a determinare la reale efficacia del medicinale? Una squadra di ricercatori internazionali, guidati da scienziati statunitensi del Rogel Cancer Center e dell’Università del Michigan, hanno collaborato con i colleghi del Waitemata District Health Board (Nuova Zelanda), del Niguarda Cancer Center dell’Ospedale Niguarda, della Mayo Clinic, dell’Ospedale Universitario Dong-A (Corea del Sud), della società BeiGene, dell’Università di Sydney (Australia) e di altri istituti.



In particolare, essi hanno provato a testare Zanubrutinib su 53 degenti con linfoma della zona marginale e su altri 33 con linfoma follicolare, tutti con una forma recidivante e refrattaria della neoplasia maligna, somministrando il farmaco per via orale. Al termine della sperimentazione, è stata riscontrata la riduzione dell’80% dei tumori nei pazienti con linfoma nella zona marginale, con guarigione addirittura di una persona su cinque. Efficacia inferiore, purtroppo, per chi combatte contro il linfoma follicolare (36,4% dei tumori ridotti, 18,2% dei pazienti in remissione dalla malattia).



ZANUBRUTINIB, EFFICACE CONTRO LINFOMA NON-HODGKIN: “GRANDE POTENZIALE”

Come recita il comunicato stampa, Zanubrutinib è risultato efficace e sicuro, con alcuni effetti collaterali, quali eruzioni cutanee, leucopenia (livelli di globuli bianchi ridotti), febbre, diarrea, lividi. Nessuna segnalazione di fibrillazione atriale è pervenuta. Due pazienti hanno dovuto ridurre la dose, in quattro casi invece la somministrazione è stata sospesa.

Si è detto decisamente soddisfatto per le statistiche raccolte il professor Tycel Phillips, il quale, nella sopra menzionata nota, ha asserito: “Le opzioni di trattamento con una migliore tollerabilità e un migliore controllo della malattia erano necessarie per il linfoma della zona marginale e il linfoma follicolare. Sebbene le piccole dimensioni di questo studio limitino le conclusioni generali, i risultati su sicurezza ed efficacia evidenziano il potenziale di Zanubrutinib come aggiunta alle terapie disponibili per questi tumori”.